LA CHIESA NON E’ UNA “CENTRALE IDEOLOGICA

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Alcune note sullo sciagurato ma istruttivo discorso di Massimo D’Alema al convegno della Fondazione Italianieuropei. Tema “Religione e democrazia”.
D’Alema sostiene: «La tentazione del potere è demoniaca e sempre, nella storia della Chiesa, è stata all’origine di misfatti di cui Giovanni Paolo II ha dovuto chiedere perdono».
1) Interessante questo fatto. L’ex premier e ministro degli Esteri, ed ex comunista, si è sempre dichiarato coerentemente ateo. Ora apprendiamo che se non altro crede nel diavolo. Non è uno scherzo linguistico. Affermare la personalità del male, ciò che è sotteso al termine “demoniaco” è qualcosa che apre scenari di dialogo teologico. Come si può non credere in Dio, pur osservando la totale gratuità della nostra esistenza, ed invece risalire a una personalità originaria e maligna constatando i guai fatti dall’uomo?
2) In realtà D’Alema parte da un presupposto non dimostrato, molto poco razionale, in pieno contrasto con il dato d’esperienza umana che persino lui dovrebbe poter verificare in se stesso, pur così superiore alla media dei mortali: e cioè che esiste il cuore. Esistono desideri originari. D’Alema non li riconosce. Parte dall’idea che la Chiesa sia una centrale ideologica. Una sorta di agenzia idonea per rispondere a bisogni spirituali più o meno indotti. Chi sia Gesù Cristo non lo riguarda. E questo è tremendo: analizzare il rapporto tra religione e democrazia senza prendere sul serio l’identità non delle religioni in generale, ma di quelle storiche, di quelle (come la cristiana) che hanno di fatto fondato l’idea di libertà e dunque di democrazia, è una perla di presunzione saccente.
3) D’Alema riduce dunque alle misure della sua storia politica la storia delle religioni. Dimentica che è stato il cristianesimo a fondare la laicità, ed insieme la possibilità, in nome di un ideale più grande, di criticare il potere. Ed è ciò che precisamente ha fatto Wojtyla e sta facendo Ratzinger. Esiste un Dio nella storia, amico degli uomini e della loro libertà, che critica la pretesa delle ideologie e degli uomini servi di esse che pretendano di salvare gli uomini. Per questo Giovanni Paolo II ha chiesto perdono: non perché “doveva” farlo. Ma perché ha confessato la miseria degli uomini, di tutti, anche di coloro che riconoscono Cristo come Signore. Solo questa umiltà garantisce dall’uso del potere demoniaco.
4) D’Alema non ha rinunciato, finito il comunismo, ad una sorta di “utopia non conclamata” (copyright di Angelo Scola) per cui certi uomini hanno lo strano dono di poter giudicare tutto e condurre l’umanità verso il bene, situandosi sopra un alto monte, superiore alle religioni storiche.
5) C’è un dato di verità in quanto sostiene D’Alema. Le forze politiche di centro-destra hanno saputo essere riferimento culturale di molti contenuti che stanno a cuore alla Chiesa cattolica. C’è davvero una riscoperta diffusa della tradizione cristiana, almeno come nostalgia. E questo in contrapposizione a un relativismo spesso anticlericale e sempre anticattolico che si è incistato nella sinistra. Ma questo non significa affatto che il cristianesimo si riduca a questo e nemmeno che la Chiesa – nei suoi vertici gerarchici – si accomodi e trovi compromessi che ne affloscino l’impeto missionario e di critica continua del potere in nome della libertà. Chi ha buoni occhi lo vede…
6) La risposta dei cattolici compagni di partito di D’Alema ha aspetti patetici. Cercano di sostenere che D’Alema si sbaglia perché loro (Fioroni e Bindi ad esempio) sono cattolici, in buoni rapporti con la gerarchia, e sono nel Pd. E che basta dare più forza a loro nel Pd per catturare più cattolici, praticanti o no. Dopo di che la critica al centrodestra perché ha punito i “cattolici impegnati in politica” non assegnando ministeri a Pisanu e Formigoni. Con ciò Fioroni e Bindi ricadono nello stesso vizio di cui accusano D’Alema: di misurare cioè la forza del cristianesimo dalla sua capacità egemonica nel senso di posti e ruoli.
7) A me, a noi, interessa che un governo lasci spazio e sostenga la libertà personale e associata, in sostanza la libertà della Chiesa e per analogia di ogni compagine che raduni uomini in nome di un ideale. Il resto è roba vecchia. O, per dirla con D’Alema, “demoniaca”. Renato Farina – Il Sussidiario ( www.ilsussidiario.net/articolo.aspx  )

LA CHIESA NON E’ UNA “CENTRALE IDEOLOGICAultima modifica: 2008-05-28T11:33:16+02:00da ritina5
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9 pensieri su “LA CHIESA NON E’ UNA “CENTRALE IDEOLOGICA

  1. Bah. Che ci sia un aspetto “demoniaco” nel potere è abbastanza evidente e lo si può affermare in senso generico, senza per questo affermare la personalità del male o l’esistenza del diavolo. Il senso delle frasi di D’Alema è chiaro, non vedo perché stravolgerlo. Poi si è liberissimi di non essere d’accordo.

    Che il cristianesimo abbia fondato la laicità non è del tutto falso, ma il metodo di Farina è il solito di CL: tutto quel che c’è di buono nella tradizione occidentale è frutto del cristianesimo, tutto il resto è una corruzione, un tradimento, una negazione del cristianesimo o, piuttosto, il frutto di un elemento esterno al cristianesimo. Troppo facile, troppo superficiale. Anche per i comunisti i gulag erano il tradimento di un ideale positivo e non la conseguenza necessaria di un sistema. Perché non dovrebbe valere per loro lo stesso ragionamento che assolve la Chiesa per i roghi delle streghe, l’antisemitismo, le abiure di Galileo, le crociate ecc.?. Curiosa la risposta che i cattolici (Papa compreso)danno di solito alle obiezioni sulle “colpe”della Chiesa: siccome i fatti non si possono negare, si “contestualizza”, magari dimostrando che i poteri laici erano ancora più feroci (cosa del resto vera, in molti casi). Ma questo significa, in tutto e per tutto, arrendersi alla logica del relativismo tanto combattuto.

    Paradossale conclusione, vero?
    Meditate, ciellini, meditate… 🙂

    con affetto,
    un amico

  2. Caro amico, le colpe della Chiesa, come quelle delle varie ideologie, comunismo compreso, tocca al Padreterno assolverle; non rubiamogli il mestiere. La Storia ha gia dato il suo giudizio. Il “demoniaco” di D’Alema è quasi un ricoscimento di un intervento esterno all’uomo, visto che l’uomo è capace di grandi ideali ma possiede anche l’incapacità di attuarli totalmente: dunque entra in gioco unaltro fattore; il Male, che per i cattolici è “presenza personificata” e non solo un’inclinazione al male; dunque un fattore esterno all’uomo. L’obiezione di Farina è; perchè si ammette questa possibilità e non si ammette la possibilità del Creatore? Per questo confuta a D’Alema di non valutare le esigenze del Cuore. In fondo, il relativismo, a mio avviso, non è altro che la negazione della Verità; tutte le religioni e i movimenti di pensiero, si equivalgono e il “dubbio” è l’unica posizione ragionevole! Per i cattolici non è così. La Verità si è fatta carne; dunque è venuta incontro all’uomo colmando l’incapacità e l’impossibilità di quest’ultimo a raggiungere il Mistero; conosci la storiella della Torre di Babele”? La posizione più ragionevole, perchè tiene conto di tutti i fattori in gioco, compreso il male e il peccato proprio della razza umana, e l’anelito, la tensione all’ideale, con la dolorosa incapacità di esservi fedele. Altro che il “super-uomo di nicceiana memoria! Caro, anonimo, amico; io non m’intendo di filosofia, di teologia, non sono nè uno storico nè un’antropologo, guardo semplicemente alla realtà in tutta la sua complessità misteriosa e non ho la presunzione di dettarle leggi che la mia povera umanità non riesce neanche a concepire. Però mi piace la tua distaccata pacatezza; sei per caso un d’alemiano? Un pò gli somigli… Ti abbraccio e ti ringrazio per il premuroso consiglio alla meditazione; medita anche tu, chissà che ti si aprano nuovi orizzonti…

  3. Il bello di internet è che si possono discutere le proprie idee e quelle altrui con gli argomenti della ragione, senza per forza dover giustificare la propria identità. Per esempio, invece che un dalemiano potrei essere un seminarista che preferisce non esporsi col suo nome. Non è così, ma penso possa bastare a giustificare la scelta dell’anonimato, che in nulla nuoce alla discussione.

    Dunque vediamo se la discussione può essere proficua e non perdersi su binari secondari. Ho fatto due obiezioni e a nessuna delle due mi è stata data una risposta precisa.

    La prima, in realtà marginale, è che l’aggettivo “demoniaco” è utilizzato da D’Alema (che io detesto cordialmente, per la cronaca) senza alcuna implicazione ontologica o teologica. Mi sembra talmente ovvio che trovo persino strano doverlo precisare. Significa che l’uso del potere (concetto che in sé non è buono né cattivo) tende a portare con sé, quasi naturalmente, il rischio di un suo abuso. Il fatto che l’uomo sia incapace di restare fedele o di attuare compiutamente i suoi grandi ideali è un dato di fatto riconosciuto da chiunque abbia un minimo di occhi e di ragionevolezza. Ma ci vuole una buona acrobazia logica per farne discendere l’esistenza di un altro fattore, esterno all’uomo. (E tralascio tutte le contraddizioni in cui incorre la religione quando ammette una cosa del genere.)

    Seconda obiezione. Qui io dico due cose, entrambe molto semplici. Prova ad attenerti a quelle nel rispondermi.
    Primo, critico la tendenza dei cattolici alla Farina ad attribuire in maiera del tutto faziosa e approssimativa tutto il bene prodotto dalla storia occidentale al cristianesimo, e tutto il male alla sua negazione. Troppo facile, dico io: per esempio, per stare all’articolo, la laicità non è una novità assoluta senza alcuna radice nel mondo pre-romano o pre-cristiano. E soprattutto, fino a quando la Chiesa ha avuto un potere assoluto, la laicità oggi tanto sbandierata è stata considerata, pensa che ironia, il Male assoluto. Qualcosa non torna…
    Secondo, io sostengo che – udite, udite – il Papa è relativista. Per esempio, critica il marxismo e il comunismo non i base a un criterio di verità, ma al fallimento storico della sua realizzazione. Più relativismo di questo! Specularmente, difende verità del messaggio cristiano sostenendo che esso non è confutato dal male commesso storicamente. Questo è storicismo bello e buono! Tu stesso quando dici che “la storia ha già dato il suo giudizio” dai, probabilmente senza volerlo, una buona prova di relativismo.

    L’allucinante (per chi ragiona razionalmente) paradosso di Ratzinger e dei suoi seguaci è che propugna un concetto autoreferenziale di Verità, refrattario a ogni verifica dialettica (la Verità si è fatta carne; le Chiesa è questa carne nella storia; la Verità è la presenza stessa della Chiesa), identificando di conseguenza nel relativismo la critica alla Chiesa e ai fondamenti della fede; dimenticandosi però di considerare ben più relativista la sua diffidenza verso i risultati della scienza (vedasi l’attacco alla teoria darwiniana).
    In realtà la scienza non riesce a dare risposte esistenziali, ma i cattolici dimenticano che le risposte esistenziali (così come le domande esistenziali) non hanno nulla a che fare con la Verità assoluta (se iniettarmi eroina o pregare a testa in giù corrisponde alle mie domande esistenziali, quella è a tutti gli effetti la verità). Però la scienza ha una pretesa di verità, cioè una capacità di spiegazione del reale (con tutti i suoi fattori, come dice Giussani) che sopravvanza, e di molto, quella della fede. Ratzinger è perfettamente conscio di ciò ed è per questo, a mio parere, che gioca in maniera così ambigua con i concetti di verità e relativismo.

  4. Il bello di internet è che si possono discutere le proprie idee e quelle altrui con gli argomenti della ragione, senza per forza dover giustificare la propria identità. Per esempio, invece che un dalemiano potrei essere un seminarista che preferisce non esporsi col suo nome. Non è così, ma penso possa bastare a giustificare la scelta dell’anonimato, che in nulla nuoce alla discussione.

    Dunque vediamo se la discussione può essere proficua e non perdersi su binari secondari. Ho fatto due obiezioni e a nessuna delle due mi è stata data una risposta precisa.

    La prima, in realtà marginale, è che l’aggettivo “demoniaco” è utilizzato da D’Alema (che io detesto cordialmente, per la cronaca) senza alcuna implicazione ontologica o teologica. Mi sembra talmente ovvio che trovo persino strano doverlo precisare. Significa che l’uso del potere (concetto che in sé non è buono né cattivo) tende a portare con sé, quasi naturalmente, il rischio di un suo abuso. Il fatto che l’uomo sia incapace di restare fedele o di attuare compiutamente i suoi grandi ideali è un dato di fatto riconosciuto da chiunque abbia un minimo di occhi e di ragionevolezza. Ma ci vuole una buona acrobazia logica per farne discendere l’esistenza di un altro fattore, esterno all’uomo. (E tralascio tutte le contraddizioni in cui incorre la religione quando ammette una cosa del genere.)

    Seconda obiezione. Qui io dico due cose, entrambe molto semplici. Prova ad attenerti a quelle nel rispondermi.
    Primo, critico la tendenza dei cattolici alla Farina ad attribuire in maiera del tutto faziosa e approssimativa tutto il bene prodotto dalla storia occidentale al cristianesimo, e tutto il male alla sua negazione. Troppo facile, dico io: per esempio, per stare all’articolo, la laicità non è una novità assoluta senza alcuna radice nel mondo pre-romano o pre-cristiano. E soprattutto, fino a quando la Chiesa ha avuto un potere assoluto, la laicità oggi tanto sbandierata è stata considerata, pensa che ironia, il Male assoluto. Qualcosa non torna…
    Secondo, io sostengo che – udite, udite – il Papa è relativista. Per esempio, critica il marxismo e il comunismo non i base a un criterio di verità, ma al fallimento storico della sua realizzazione. Più relativismo di questo! Specularmente, difende verità del messaggio cristiano sostenendo che esso non è confutato dal male commesso storicamente. Questo è storicismo bello e buono! Tu stesso quando dici che “la storia ha già dato il suo giudizio” dai, probabilmente senza volerlo, una buona prova di relativismo.

    L’allucinante (per chi ragiona razionalmente) paradosso di Ratzinger e dei suoi seguaci è che propugna un concetto autoreferenziale di Verità, refrattario a ogni verifica dialettica (la Verità si è fatta carne; le Chiesa è questa carne nella storia; la Verità è la presenza stessa della Chiesa), identificando di conseguenza nel relativismo la critica alla Chiesa e ai fondamenti della fede; dimenticandosi però di considerare ben più relativista la sua diffidenza verso i risultati della scienza (vedasi l’attacco alla teoria darwiniana).
    In realtà la scienza non riesce a dare risposte esistenziali, ma i cattolici dimenticano che le risposte esistenziali (così come le domande esistenziali) non hanno nulla a che fare con la Verità assoluta (se iniettarmi eroina o pregare a testa in giù corrisponde alle mie domande esistenziali, quella è a tutti gli effetti la verità). Però la scienza ha una pretesa di verità, cioè una capacità di spiegazione del reale (con tutti i suoi fattori, come dice Giussani) che sopravvanza, e di molto, quella della fede. Ratzinger è perfettamente conscio di ciò ed è per questo, a mio parere, che gioca in maniera così ambigua con i concetti di verità e relativismo.

  5. Che mal di testa Balthasar! Come sei complicato!

    a me basta la bellezza del Cristianesimo vissuto nonostante le contraddizioni e – perchè no? – nonostante i cattivi esempi.
    Ma i cattivi esempi o gli errori non sono un’obiezione per chi è seguace di Cristo.
    Non credo che uno diventi cristiano o continui a seguire Cristo per i cattivi esempi, ma perchè affascinato dalla bellezza, dalla bontà, dalla verità che Cristo incarna, Cristo sempre vivo e presente nel Suo Corpo mistico che è la Chiesa.

  6. Oh, Balthasar, quante complicazioni! Tenterò di rispondere per ordine e per come posso e so, ti ho precisato che non sono un’intellettuale.
    Prima cosa “laico” non significa non credente, ma un fedele che non fa parte del clero (anche le parole più semplici sono state usurpate). Credo saprai bene che se la classicità antica, con le opere dei filosofi ellenisti e latini, è stata “salvata”è per merito dei cristiani. Dopo la fine dell’Impero Romano tutto il mondo si era imbarbarito ( un po’ come adesso, ecco di nuovo il relativismo); se non era per i cristiani, che sempre hanno saputo valorizzare il bello, il giusto, il buono che dimora anche in altre esperienze, tutto sarebbe andato distrutto. Per quanto riguarda la laicità nell’epoca pre-cristiana, mi pare che chi non riconosceva l’imperatore come “dio”veniva gentilmente e laicamente fatto fuori!
    Non c’è stato nessun attacco al darwinismo; si stanno autodemolendo! Comunque si è capito che non stimi il Papa, la Chiesa, CL, insomma hai messo tanta carne a cuocere che non riesco a capire le tue domande. Però ho l’impressione che tu ami più parlare che ascoltare, tentando di sfoggiare tutta la tua cultura formulando domande cui hai gia dato risposta. Io apprezzo e seguo ciò che mi persuade e mi corrisponde; non sono “cerebrale”, ma ho occhi spalancati per guardare e non metto limiti ideologici al mio cuore. Mi sa che a te piace “sfruculiare”…

  7. E’ vero, lo ammetto, sono abbastanza “celebrale” (non lo prendo come un insulto; e non penso che ciò mi impedisca di stupirmi di fronte alla realtà – del resto io credo che molta osservazione e molto ragionamento portino alla verità!), ma non significa che le questioni che pongo siano particolarmente complicate, anzi. Se non riesci a capire le mie domande non è detto che sia colpa mia, no?
    E’ vero, mi piace “sfruculiare”, ma non per mera provocazione: credo che mettersi reciprocamente alla prova aiuti a crescere. Non son venuto qui a insultare né il Papa né CL, ma a porre (abbastanza umilmente, mi pare) alcune questioni. Visto che questo è un blog con tanto di commenti, penso che tu abbia messo in conto di confrontarti con opinioni e ragionamenti avversi. Se tu “sfrucugli” me, mica mi offendo!

    Nemmeno io sono un intellettuale ma trovo curioso che uno metta in piedi un blog, cioè che esponga al pubblico le sue opinioni, senza essere poi in grado di difenderle!
    Perché buttarla sul personale invece di giustificare le proprie affermazioni e di confutare, se necessario, quelle altrui?
    E’ come se, parlando di calcio, tu dicessi che, con questi giocatori, la Nazionale dovrebbe giocare con il modulo 4-3-3 invece che con il 4-2-3-1 perché così arriverebbero molti più passaggi al centravanti. Se invece di risponderti con argomentazioni pertinenti io ti rispondessi che vuoi far solo sfoggio di cultura calcistica e che invece di porre questioni complicate dovresti goderti la bellezza del calcio e tifare con gli altri, cosa penseresti?

    Naturale che io abbia in mente una risposta alla mie domande, ma se sono qui è proprio per sentire la tua e verificare se sia più ragionevole. Tu però liquidi le mie obiezioni aggirandole come complicate e cerebrali, risolvendo tutto come una questione di “corrispondenza al cuore”. A questo proposito ti ribadisco che la “corrispondenza al cuore” non è la verità. Ciò che ti corrisponde e ti fa felice non puoi chiamarlo verità. La felicità esistenziale e la verità sono due dimensioni indipendenti, è molto semplice. La prima è soggettiva (la “corrispondenza al cuore” può essere la fede in Allah, la passione per l’arte, l’ascetismo buddista, il “sesso droga and rock&roll” e chi più ne ha più ne metta). La seconda è oggettiva (le leggi della fisica sono uguali dappertutto a prescindere da qualunque “appartenenza” e da qualunque tradizione culturale).
    Se non capite questo punto assolutamente elementare non si va da nessuna parte.

  8. Carissimo Voltaire-alias-Balthasar.
    Mi sto facendo,di gusto, un sacco di risate e, credo, anche tu. Quando dico “sfruculiare” non intendo che tu m’insulti, ma che ti diverti!
    I tuoi commenti (intelligenti ma come dire…un po’ schizofrenici) mi stanno facendo esaurire i pochi neuroni di cui la natura, o Dio, ha dotato il mio piccolo cervello.
    Come vedi non è colpa tua se non riesco a capire le tue domande; sono una donnicciuola e non volo alle tue altezze! Le risposte ai grandi quesiti del cuore e della mente umani le trovo nell’esperienza quotidiana, nella semplicità della vita; perché è semplice, caro amico, altrimenti certe questioni le potrebbero capire in pochissimi illuminati; invece, per vivere, c’è bisogno che siano alla portata di tutti! Naturalmente la discussione è utile e fa crescere se educa alla ricerca della Verità. Perché non ci sono tante “verità” ma una, a cui tutte le altre verità minori confluiscono. Le domande vere del cuore ( da non confondere con l’istinto, “fatti non fummo a esser come bruti”…) sono elementari, cioè costitutive al nostro essere, nascono con noi, che siamo quel livello della natura in cui la natura si accorge di essere “fatta”.
    Dici che “la butto sul personale”, e in che altro modo dovrei buttarla? Non siamo a una conferenza ufficiale tra scienza e fede, è un semplice chiacchierare come tra amici, di cose che ci stanno a cuore; io non sono mai “asettica”, non è nella mia natura, se posto delle notizie- di cui sposo la tesi- non è detto che sappia dare tutte le risposte (bisognerebbe chiederle all’autore), ma semplicemente le affronto col mio cuore e le mie capacità, piccole o meno che siano. Mi hai fatto ridere con l’esempio del gioco del calcio; amo molto questo sport, sono milanista, capisco il “fuori gioco”, il corner, il calcio d’inizio e tutte le regole del gioco, esulto con l’attaccante ( a volte è un centrocampista) quando segna un goal, nella mia testa saprei schierare i vari giocatori, ma non per questo potrei fare l’allenatore e inventare strategie alla Capello! Perciò, le cose le sento, mi persuadono, le sento vere, ma non per questo devo essere un docente di teologia o di filosofia.
    Non ho detto che sei venuto qui per insultare il Papa, la Chiesa, cl; ho detto che si vede che non ne hai stima, punto.
    Io so che la fede è ragionevole, come è ragionevole il miracolo, anche se appartiene a un’altra dimensione; quella del trascendente. Di fronte a questi segni del Mistero dobbiamo metterci proni e in silenzio, certo, ma non possiamo non gridarlo all’intero universo! C’è come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzo di contenerlo, ma non posso! (antico testamento)
    Questo è “oggettivo”, amico, e la scienza non è una categoria compiuta; lo ammettono fior di scienziati che si conosce pochissimo del conoscibile.
    Spero di esser stata chiara; di più non so! Ti abbraccio

  9. Cara ritina,
    devo essere sincero: concepisco un blog (un blog come questo in particolare) come uno spazio di discussione pubblica più simile a una conferenza ufficiale che a una chiacchierata tra amici. Non perché non si possa essere amici, o addirittura volersi bene a distanza, ma perché – e qui c’è tutta la distanza tra i due nostri modi di pensare – l’amicizia (la relazione personale, l’amore, l’appartenenza, ecc.) è la dimensione ideale in cui cercare la felicità, non la verità.
    Temo però che da questo oreccho tu non ci senta. Uno pone una questione piccola e circoscritta e invece gli tocca sentirsi dire qual è il senso della vita! 🙂
    Il problema di voi che avete visto la luce divina e avete la via ben tracciata non è tanto, quindi, il buttarla sempre “sul personale”, ma il buttarla sempre “sull’esistenziale”, convinti come siete che la bellezza, la pienezza, la grandiosità (per voi!) della vostra esperienza debba per forza conquistare il cuore di tutti travolgendo ogni ragionamento.
    Non è un caso che vi piaccia tanto l’idea che si arrivi alla verità senza ragionamento!

    Ricambio l’abbraccio
    V.

    P.S. La scienza non è una “categoria” (?) ma, in ultima analisi, un metodo. Imperfetto e fallibile, certo, ma il migliore che abbiamo trovato finora per conoscere la realtà del mondo e dell’uomo. Nulla toglie che si possano considerare come legittime e proficue anche altre forme di conoscenza non razionale (la poesia, la mistica, la religione, il sesso, la musica). Ma senza dubbio non sono fonte di conoscenza universale (cioè intersoggettiva, valida erga omnes, con carattere di verità assoluta). Alla fine il problema è molto semplice: se si ammettesse una buona volta che fede e ragione, più ancora che inconciliabili, sono due dimensioni incommensurabili, eviteremmo molti cortocircuiti logici.

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