«Di storie come quella di Vicky cene sono molte altre», racconta ancora Rose. «Sono storie di donne rinate, e anche di donne coraggiose. Come ad esempio Jovine, una donna di quarantasei anni. Una volta c`era qui un gruppo di giornalisti, che dopo avere visto queste donne rimasero molto colpiti e commossi, e pensarono di fare un gesto per aiutarle: comprarono cinque scatole di preservativi. Jovine prese in mano quelle scatole e disse: “c`è a casa mio marito che sta morendo, cosa me ne faccio di queste? I miei figli non hanno da mangiare, a cosa mi servono queste scatole?”. Li affrontò con un coraggio che nemmeno io avrei avuto». E qui c`è il segreto del “metodo” di Rose: non c`è nessuna risposta preconfezionata al dramma di queste persone. L`unica strada è quella di voler bene, di educare al valore della vita, e di responsabilizzare. Senza questa educazione, non c`è nulla che valga. «Anche il discorso della prevenzione» spiega Rose «non ha senso, se non li aiuti a scoprire il valore della vita. Altrimenti i nostri ragazzi – che hanno storie simili a quella di Memo – quando parliamo loro di prevenzione ci dicono: “e perché? Come noi siamo stati infettati, così anche noi infettiamo gli altri”. Partono da una considerazione della vita che è assolutamente pari a zero, sia la loro che quella degli altri».
Il metodo di Rose è vincente, anche dal punto di vista medico. Se ne sono accorti anche negli ospedali di Kampala. «Un po` di tempo fa – racconta Rose – l`ospedale di Stato sperimentò gratuitamente alcuni farmaci contro l`Aids, e presero un po` di persone da vari centri. Da me presero solo cinque persone, tra cui anche Jovine. Ebbene, le mie cinque persone furono le uniche a guarire. Allora dall`ospedale mi chiesero altre persone, e anche queste miglioravano. Non capivano il perché, e pensavano che, essendo io amica degli italiani, mi arrivassero alcune cure speciali dall`Italia. Io ho provato a spiegare che il punto è dare un motivo per cui valga la pena lottare contro la malattia. Loro mi dicevano: “sì, è molto bello”, ma come se fosse qualcosa di marginale. Volevano numeri per fare uno schema da applicare: tanti medicinali, tanti preservativi etc. Ma da noi non c`è uno schema».
I malati al Meeting Point, dunque, trovano un motivo per cui valga la pena guarire. Perché questo accada vengono organizzati gruppi di dieci pazienti, che si ritrovano per affrontare insieme le cure. Se una volta ce n`è uno stanco, che non vorrebbe andare avanti col trattamento, gli altri lo sostengono e lo incoraggiano. Oppure c`è chi inizia la cura e ha effetti collaterali pesanti: altri lo aiutano, anche semplicemente dicendo «è successo anche a me, poi è passato». «E una catena di aiuto, in cui sono i malati stessi ad essere responsabilizzati – spiega Rose – non puoi dar loro solo le medicine, anche perché spesso non le prendono».
E la responsabilità che matura in queste persone può raggiungere punte veramente commoventi. Come per Memo, che vuol dar da mangiare agli altri bambini e costruire una casa per gli orfani.
O come accadde ai tempi dell`uragano Katrina. Allora Rose parlò di questo evento con i malati del Meeting Point, leggendo un testo e facendo con loro un minuto di silenzio. «Ma un malato, che pesava circa trenta chili, si alzò dal fondo e mi disse: “con me non avete fatto solo un minuto di silenzio, mi avete anche aiutato concretamente”. Allora decisero di raccogliere un po` di soldi, e in quattro settimane misero da parte circa mille euro. C`era un giornalista scandalizzato che disse di non mandare negli Usa quei soldi, che servivano più a loro. Gli rispose una delle nostre donne, dicendo: “noi vogliamo amare come siamo stati amati, e il cuore è internazionale”. E da questa frase, tra l`altro, che è nata l`idea di chiamare il nostro centro Meeting Point International». Un punto d`incontro nel centro dell`Africa, dove si rinasce, e da dove si può addirittura decidere di mandare un po` di soldi negli Stati Uniti d`America.
Grazie all’amico POLITICUS
Siete buffi, su tutti i blog cattoli che ho visitato, celebrate sempre le persone “buone” quelle che aiutano il prossimo, fanno azioni da bene… mentre le 16enni han le loro pop star con le quali tappezzano le loro camerette e le loro blog, voi avete i santi e queste persone pure di cuore… non è buffo?
Francamente non ne capisco il senso, almeno le pop star sono fighe, insomma, immagino che le 16enni vorrebbero essere come loro, c’è anche un po’ d’invidia nelle loro attenzioni.. anche voi vorreste essere come quelle persone da bene? come funziona?
@Daniele: Funziona che ciascuno prova a testimoniare ciò in cui crede, anche attraverso l’esempio di persone che si ritengono abbiano concretamente provato il proprio ideale, magari fondati su categorie che va oltre il “figo”.
Funziona così per i cristiani, per gli atei, per le sedicenni e per te.
Che talvolta si scada in una retorica propagandista ed apologeticamente ideologica è altrettanto vero, per tutti. Ne è esempio la tua domanda dai toni un poco supponenti.
“Funziona che ciascuno prova a testimoniare ciò in cui crede, anche attraverso l’esempio di persone che si ritengono abbiano concretamente provato il proprio ideale”
In altre parole è “figo”, come il Che per i comunisti. Insomma non è che porti un esempio qualunque, porti l’esempio figo.
bah bah.. esprimi supponenza anche tu dicendo che la mia domanda è supponente perchè mi giudichi, e giudicare qualcuno che nemmeno conosci è supponenza 😀 ma è divertente, continua pure.
“Funziona che ciascuno prova a testimoniare ciò in cui crede, anche attraverso l’esempio di persone che si ritengono abbiano concretamente provato il proprio ideale”
In altre parole è “figo”, come il Che per i comunisti. Insomma non è che porti un esempio qualunque, porti l’esempio figo.
bah bah.. esprimi supponenza anche tu dicendo che la mia domanda è supponente perchè mi giudichi, e giudicare qualcuno che nemmeno conosci è supponenza 😀 ma è divertente, continua pure.
Attento, Daniele…Con Mastrofabbro rischi di bruciarti le penne; lui non è tenero come me, possiede attributi…
hahahahaha.. che paura….
@ritina5: potresti darmi il tuo indirizzo email? Ti vorrei chiedere una cosa. Grazie
certamente; è nella colonna di destra! aspetto…
Daniele è forse un po’ troppo inutilmente provocatorio, ma dopo aver dato un’occhiata agli sproloqui di mastrofabbro ho avuto bisogno di un buon digestivo…
Certo che possiede attributi, nel senso dell’analisi grammaticale però: ogni parola un aggettivo! E per non dir nulla di concreto né di interessante, poi! Che noiosissima verbosità, che insostenibile pesantezza!
Guido
p.s. so che questo è un attacco personale che poco c’entra con l’oggetto del post, ma quando ce vo’ ce vo’! 🙂
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