RIPOSI IN PACE! NOI ALTRI NO!

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Eluana non è più con noi. Riposi in pace. Noi altri, no: non possiamo riposare in pace, come se niente fosse successo.
Suo padre, Beppino, chiede di essere lasciato solo, in silenzio. E non ha l’obbligo di leggere quello che scriviamo. Ma noi non possiamo tacere, come se fosse calato il sipario alla fine di un lungo spettacolo drammatico: chi piange, chi applaude, chi commenta… E tutti a casa, per tornare alla vita reale. No, quello che abbiamo vissuto tutti, è vita reale. Anzi, morte reale. Più precisamente: omicidio reale.
I significati e le conseguenze di questi fatti e dei fiumi di parole, argomentazioni, slogan e imprecazioni che hanno invaso tutto il paese intorno a questa vicenda, sono enormi. E vanno ancora al di là della vita preziosa di Eluana Englaro. Toccano più o meno direttamente altre 2500 persone che si trovano in stato simile al suo. Si ripercuotono poi inevitabilmente su tante altre persone che soffrono o possono soffrire situazioni mediche in base alle quali qualcuno tenderà di nuovo a dire: “È già morto… E’ solo un vegetale… È una vita indegna di essere vissuta… “. Ed eventualmente spingere per una fine simile a quella di Eluana.
Non possiamo riposare in pace. Abbiamo l’obbligo morale di “tormentarci”, di riflettere, di imparare e di trarre le dovute conclusioni, etiche e legali.
In questo sforzo di riflessione, possiamo per esempio chiederci: chi era Eluana? Non: chi era quella bella ragazza bruna, sempre sorridente, che abbiamo visto mille volte e che abbiamo imparato ad amare.
Chi era la Eluana sul cui destino abbiamo tutti discusso appassionatamente: a casa, nel bar, nei tribunali, nelle radio e le tv, e alla fine, troppo tardi, anche al Senato. Chi era, come si trovava veramente, qual era la sua immagine reale?
Possiamo forse ricordarla? No, non ci hanno fatto vedere nemmeno un solo scatto. Sembrerebbe la cosa più logica: il padre voleva custodire giustamente la sua intimità. Possiamo, però, ricordare l’immagine di Terry Schiavo, la donna americana fatta morire nel 2005 perché si trovava, anche lei, in stato vegetativo persistente? Certo che ci ricordiamo!
Quelle immagini, non potremo mai dimenticarle. Qual è la differenza? Molto semplice: in quel caso doloroso, qualcuno voleva che vedessimo. Nel caso doloroso di Eluana si voleva che non vedessimo.
I genitori di Terry (non il marito, Michael, che la portò fino alla morte) volevano che noi la vedessimo, affinché potessimo capire. Volevano che la gente, i giudici e tutti, potessero comprendere che Terry non era un vegetale; che era una persona viva che apriva e chiudeva gli occhi, che respirava perfettamente senza alcuna macchina, che reagiva sorridendo – solo meccanicamente? – alle carezze della mamma.
Il signor Englaro faceva bene a proteggere la privacy della figlia. Ma intanto, per 10 anni è andato in tutte le televisioni e radio di questo paese a parlare di Eluana, mostrando le sue foto – solo quelle anteriori all’incidente – e facendo diventare sua figlia un “caso pubblico”. Un caso doloroso che ha toccato, anzi ferito, tutti noi. Ma noi non l’abbiamo vista. Evidentemente si voleva che non vedessimo, affinché non potessimo capire.
E allora, nel nostro doveroso sforzo di riflessione, dobbiamo tentare di vedere per capire. Conosciamo sempre più casi di persone che escono dallo stato vegetativo, anche dopo parecchi anni. Sappiamo di Salvatore Crisafulli, uscito dopo due anni. Ma chi ha seguito il tema da tempo, conosce anche tanti altri: Patti White Bull, dopo 16 anni; il polacco Jan Grzebski, dopo 19 anni; Terry Wallis, dopo 19; Massimiliano N., dopo 10…
In tutti questi casi, come in molti altri, gli interessati raccontano di aver sentito, capito, patito e addirittura di aver tentato di comunicare. Motivati da queste esperienze innegabili, l’equipe medica inglese guidata da A. M. Owen, ha voluto verificare l’eventuale attività cerebrale in una giovane in stato vegetativo persistente.
L’articolo scientifico pubblicato sulla rivista Science nel 2006 ha lasciato attoniti i più increduli: la Risonanza Magnetica Funzionale ha mostrato l’attivazione delle varie zone cerebrali, in corrispondenza con gli inviti da parte dei ricercatori ad immaginare di salire delle scale piuttosto che di giocare una partita di tennis, in maniera esattamente uguale a quanto evidenziato nel cervello dei “soggetti di controllo” sani.
Infatti, gli esperti si convincono sempre più – come riferisce un testo pubblicato due mesi fa dal President’s Council of Bioethics degli Stati Uniti – del fatto che in queste situazioni “la valutazione clinica si limita a misurare la capacità di rispondere all’ambiente” e che “ci sono buone ragioni per essere molto cauti prima di assumere che la vita cosciente si sia estinta”.
Certo, alcuni continueranno a dire, nonostante queste conferme sempre più numerose e schiaccianti, che comunque si tratta di vite “non degne di essere vissute”, al punto che provocare la loro morte sarebbe una “liberazione”.
In fondo si tratta di una profonda corruzione ideologica in relazione al valore della persona, di ogni persona umana. Corruzione che si esprime in quella che Giovanni Paolo II chiamò “Cultura della morte”.
Con questa espressione non denunciava la nostra società come se fosse tutta assetata di sangue e di morte. La “cultura della morte” consiste in una mentalità – plasmata in una serie di realtà sociali – che, avendo perso di vista il valore intangibile di ogni vita umana, la considera come un bene relativo e disponibile per la libertà dell’individuo, così che considera la morte come la soluzione migliore davanti a certi problemi e l’opzione per essa un diritto che la legge deve riconoscere all’individuo.
Nel caso di una gravidanza non desiderata, pericolosa o problematica, la soluzione è la morte del nascituro; se si tratta di un malato in stato grave che non trova senso per la sua vita, la soluzione è anticipare “dolcemente” la sua morte; se si desidera portare avanti la ricerca per eventuali cure future con le cellule staminali pluripotenti, la soluzione passa attraverso la distruzione di embrioni umani. La morte, non come un bene desiderabile, ma sì come soluzione per la quale si può, e addirittura conviene, optare.
In verità dovremmo parlare, non di “cultura”, ma di “anti-cultura”. Cultura dice coltivazione dello spirito umano nella società. Qui stiamo tornando invece allo stato selvaggio, non coltivato. Stiamo tornando indietro. Le conseguenze, se andiamo in quella direzione, saranno abissali.
Non possiamo, dunque, tacere e chiudere gli occhi della mente e del cuore. Eluana riposi in pace. Noi no.

*Docente presso la Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma

segnalato da Il Mascellaro

RIPOSI IN PACE! NOI ALTRI NO!ultima modifica: 2009-02-16T12:17:34+01:00da ritina5
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6 pensieri su “RIPOSI IN PACE! NOI ALTRI NO!

  1. Molto bello, perchè ci sono sia le giuste riflessioni etiche che una notevole quantità di dati scientifici e pratici.
    E poi accusano noi di non tenere presente la scienza, la pratica e la ragione, e di essere ideologici o fideistici.
    Continua ad essere così insistentemente attuale, la favola del lupo e dell’agnello…
    D’altra parte, Rita, da quando hanno detto che Nostro Signore scacciava i demoni per conto del principe dei demoni, sappiamo quali sono i loro metodi…

    Un caro saluto!

  2. Caro O.B., l’altro giorno ho lasciato un lungo commento sul tuo blog che, non so perché, non è stato pubblicato. Mancanza di tempo mi ha impedito di riscriverlo, ma devo dire che il tuo commento di oggi me ne toglie la voglia… l’idea che tu abbia questa considerazione per la chi la pensa diversamente da te la dice lunga. Non so che senso abbia un confronto se si parte dal presupposto che il metodi del proprio interlocutore siano diabolicamente disonesti.

  3. Guarda, se posso iniziare con una battuta, per una di quelle sdrammatizzazioni “alla Silvio” che poi provocano incidenti internazionali 😉 direi che se ti ripugna tanto non solo essere associato al demonio, ma anche semplicemente ai suoi metodi, allora sei dei nostri… 🙂

    Passando a un livello appena un po’ superiore di serietà, non so se hai visto il film “Spaghetti House” con Nino Manfredi. A Londra, tre rapinatori di colore sequestrano alcuni italiani, tra cui Nino Manfredi. Manfredi e il capo dei rapinatori cominciano cautamente a fare amicizia, però a un certo punto il rapinatore compie un piccolo atto di inutile e gratuità crudeltà verso uno dei prigionieri.
    Manfredi gli dice: “Stronzo”
    Quello fa su tutte le furie: “Tu mi hai chiamato stronzo perchè sono negro”
    Gli risponde Manfredi: “Manco per idea. Io t’ho chiamato stronzo perchè sei stronzo. Che c’entra il colore della pelle? Se eri blu, eri uno stronzo blu”

    E adesso finalmente parliamo seriamente: i mezzi di comunicazione, o chiunque sapeva perfettamente che Eluana era semplicemente alimentata, e ha invece diffuso in tutto il Paese la notizia che erano macchinari fantascientifici, e cocktails pazzeschi di farmaci, a tenerla accanitamente in vita, ha mentito su un fatto grave. Questo è un metodo diabolico che, come dice la Scrittura, è menzognero fin dal principio.
    Naturalmente chi ha ripetuto queste cose in buona fede (suppongo qualche decina di milioni di italiani) è su tutto un altro piano.

    Tutti quelli che la pensano diversamente da me sono mentitori? No di certo!
    Tutti quelli che la pensano come me dicono sempre la verità, o perlomeno sono convinti in buona fede di dirla? No.

    Gli uni e gli altri, quando mentono consapevolmente, usano un metodo diabolico. Il che non significa aver venduto l’anima al diavolo, però c’è di che correggersi seriamente.

    Chi mente sapendo di mentire non ha un determinato colore politico o credo religioso.

  4. Battuta per battuta, credo così poco a dio che credere al diavolo sarebbe davvero paradossale.

    Della parabola sull stronzo, francamente, mi sfugge la morale.

    Quanto al resto, non vedo nel testo un solo punto dove si parli, né tantomeno si provi, che Eluana venisse alimentata con cibo piuttosto che con surrogati del cibo piuttosto che con nutrienti e/o preparati chimici. Non so da dove tu tragga l’assoluta certezza che i media (un po’ troppo generico prendersela con tutti i mezzi di comunicazione indistintamente, no?) abbiano scientmente mentito. Non so quali fonti privilegiate tu abbia per conoscere i fatti con tanta precisone e per poter ditribuire con tanta disinvoltura patenti di diabolicità o, per restare sulla tarra, disonestà intellettuale.

  5. Guido, io ti ho lanciato un sacco di “ponti”, tu li ignori, e mi vai a scovare due o tre rimasugli forzandoli a diventare materia di polemica.
    Io però attualmente non ho le capacità psico-fisiche di gestire una polemica.
    Spero che ci riprenderemo più avanti, su qualcosa di più pacifico e neutro.
    Ciao!
    OB

  6. Mio caro, che dirti? Se sono qui è perché mi interessa discutere di certi argomenti, non per fare polemica a prescindere. Mi spiace che questo non sia chiaro e mi scuso se do quest’impressione. Forse però non è solo colpa mia. Mi sa che c’è un equivoco di fondo: io non sono qui per fare amicizia né per trovare un territorio comune (non siamo mica politici che hanno il dovere di arrivare a dei compromessi soddisfacenti per i più). Mi interessa approfondire le mie idee nel confronto con persone che hanno idee diverse: è uno dei modi migliori che conosco per avvicinarmi alla verità, o a qualcosa che le assomigli.

    Se il confronto diventa polemico, non è grave. La questione non sono i toni più o meno accesi, ma la ragionevolezza delle argomentazioni e la serietà nel prendere in considerazione le obiezioni dell’interlocutore. Poi, anch’io nei giorni scorsi ho lanciato degli spunti che nessuno si è sognato di prendere in considerazione. Nel caso specifico, non vedo grandi ponti ma nemmeno grandi polemiche. La storiella di Mafrendi non l’ho proprio capita, che ci posso fare?

    Quanto alle questioni serie, non vedo cosa ho detto di tanto strano: tu affermi con certezza che Eluana era “semplicemente alimentata” e che “i mezzi di comunicazione” hanno mentito scientemente affermando il contrario. Io ti ho chiesto semplicemente, e ti assicuro senza provocazione, quali sono le tue fonti di informazione visto che sembri certissimo di ciò che dici.
    Se prendi questa innocente domanda per polemica, non resta che parlare delle previsione del tempo.

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