Nel buddismo l’uomo che si appoggia alle cose è paragonato a un uomo che precipita giù per un precipizio che sprofonda nel mare, trova un ciuffo d’erba e ci si attacca: sotto c’è l’abisso, sopra non può più salire. Ma attaccato a questo ciuffo d’erba c’è un topo che rosicchia le radici dell’erba: vi immaginate il terrore dell’uomo che sta per precipitare giù in questo abisso? Ecco” proseguiva don Barsotti “l’uomo vive questo. Noi cerchiamo di dimenticarlo ma viviamo questo, perché c’è la morte e, nella morte, questo abisso che è come il nulla. Invece, ecco Dio: Lui ti porta sulle sue ali. C’è l’abisso – sì, anche quando c’è Dio c’è l’abisso – ma tu sei portato sulle ali dell’aquila… Ecco la vita dell’anima: si vola sopra gli abissi e si va verso Dio, come l’aquila va verso il sole.
Grazie per questa riflessione. Mi ricorda un pò quelle di Chesterton in “ortodossia” in cui mette proprio a confronto cristianesimo e buddhismo.
Buona settimana!!
L’oste
Caro Oste, Gilbert aveva “annusato” già da tempo la deriva psico-religiosa degli esseri umani della modernità, del progresso. Mi sono chiesta il perchè il buddismo, e altri modi religiosi orientali, esercitino tanto fascino sugli occidentali, che non avvertono più il grandissimo fascino del Cristianesimo; ebbene, una società affascinata dal nichilismo, dal nulla, dal dubbio, deve per forza buttarsi “sull’esotico”, anche come risposta alla domanda religiosa che, nonostante tutto lo scetticismo imperante, preme nel cuore. Il nulla ha fatto sempre a pugni con la vita, e Cristo è la Vita, e non annulla niente di ciò che riguarda l’uomo. Messo da parte Dio (il vero Dio) è messo da parte anche l’uomo. Abbiamo ridotto il senso religioso a sentimento, gusto, preferenza; e non più l’autentica ricerca della Verità, l’unica che da senso all’esistere. Grazie della tua amicizia, per me molto preziosa!