ACCADE IN VENEZUELA

mercoledì 3 giugno 2009

Abbiamo ricevuto questa lettera dal nostro corrispondente in Venezuela. La pubblichiamo con speranza di essere in qualche modo di aiuto

Gent.mo
Presidente Hans – Pert Pöttering e ulteriori membri del Parlamento Europeo
Rue Wiertz 60Wiertzstraat 60B-1047.
Bruxelles

Il mio nome è Iván Simonovis, di anni 49, di professione Ricercatore Criminale. Durante 23 anni ininterrotti ho lavorato presso la Polizia di ricerca Criminale del Venezuela e, per i miei meriti, nell’anno 2000 sono stato scelto per occupare la carica di Segretario di Sicurezza Cittadina del Distretto Capitale, mansione che ho svolto durante i fatidici fatti dell’11 Aprile 2002. La mia funzione era il coordinamento e supervisione delle politiche di sicurezza pubblica della città di Caracas, Venezuela.

Sono incarcerato presso la Direzione Generale Settoriale dei Servizi d’Intelligenza e Prevenzione del Ministero dell’Interno e di Giustizia (DISIP), a Caracas, Venezuela, dal 22 Novembre 2004, condannato a 30 anni di prigionia, vale a dire, una condanna a morte, dopo un processo di 3 anni (il processo più lungo della storia venezuelana) oltre che 4 anni e 6 mesi di reclusione, per il delitto di “complicità corrispettiva” della morte di 2 dei 19 deceduti a Caracas quell’11 Aprile 2002.

Mi trovo, in effetti, in una cella di 4 metri quadrati nello scantinato della sede della polizia politica di Caracas, senza ventilazione né luce naturale. Ho accesso alla luce del sole, 2 ore ogni 2 fine settimana. In totale 48 ore, [2 giorni] all’anno di luce naturale. Il luogo dove sono rinchiuso non è una prigione, è la sede della polizia politica del Venezuela e questa struttura non è disegnata per albergare, durante tanto tempo, una persona privata della sua libertà. Di conseguenza e date queste condizioni, le mie condizioni fisiche e mentali hanno subito un palese deterioramento, da meritare l’attenzione medica e, in alcuni casi, addirittura interventi chirurgici quando ne ho avuto bisogno. Inoltre c’é una severa restrizione dei miei diritti per ricevere visite di parenti, amici, rappresentanti di ONG nazionali e internazionali, giornalisti, violando così gli articoli della Convenzione Americana dei Diritti Umani di San José, Costa Rica.

Sono stato sottoposto a un processo senza senso e completamente privo di sostanza per la morte di solo 2 delle 19 persone che purtroppo sono decedute quell’11 aprile, durante 225 udienze. Tale processo è stato radicato in un Tribunale a 100 chilometri da Caracas, che è il luogo dove sono detenuto, fatto che ha implicato il dover viaggiare ammanettato per più di 39.000 chilometri.

Durante il processo, sono state ascoltate le dichiarazioni di 198 testimoni dei fatti e 48 esperti, sono state valutate più di 250 prove di perizia tecnico-scientifiche; sono state analizzate più di 5.700 fotografie e video. Nessuna di queste prove dimostra la mia colpevolezza in quanto ai fatti che mi sono stati imputati.

In quello stesso periodo di tempo, sono state identificate 67 persone, tutte simpatizzanti del Governo di Hugo Chávez, sparando con armi lunghe e corte contro manifestanti oppositori disarmati. Tutte queste persone sono state assolte o perdonate dal Presidente della Repubblica mediante una Legge di Amnistia dettata dall’Assemblea Nazionale su richiesta dello stesso, nel Dicembre 2007.

Il 3 Aprile sono stato condannato a 30 anni di presidio senza nessun tipo di attenuante o beneficio processuale per il delitto di “complicità corrispettiva” senza autori materiali. Insisto, è una pena di morte.

Quest’ abominevole sentenza non è nemmeno paragonabile alla recente sentenza dettata all’ ex Presidente peruviano Alberto Fujimori, condannato a 25 anni di carcere, per essere l’autore intellettuale, dalla Presidenza della Repubblica, di assassinii premeditati, sequestro aggravato e lesioni gravi in fatti accaduti negli anni 1991 e 1992 in Perù.

Signori: la mia casa è stata attaccata con bombe molotov; la mia famiglia, includendo i miei figli minori, è stata minacciata nella sua integrità fisica in modo pubblico da gruppi radicali armati, simpatizzanti del governo nazionale; mia moglie, che inoltre agisce come mio avvocato, insieme ai miei figli, è cittadina spagnola ed è stata sottoposta alla scherno pubblico, è stata minacciata nelle reti tv e stazioni radio ufficiali ed è stata attaccata nel suo onore come persona e come donna, in maniera sistematica da gruppi di accoliti al governo, che erano trasportati sino alla parte esterna della sede del Tribunale per proferire improperi e minacce mentre entrava e usciva dalle udienze.

Siamo accuditi presso tutte le istanze giudiziarie e abbiamo esaurito tutte le risorse che la legge venezuelana stabilisce, per ottenere la realizzazione di un processo giusto e che si attenga al rispetto dei diritti umani, ma tutto questo non ha dato frutti.

Questa lettera possibilmente provochi conseguenze negative per me e la mia famiglia, ma dinanzi al mio stato di indifesa e dinanzi alla sistematica violazione dei miei diritti umani, accudisco con tutto il rispetto a Voi per richiedere che, a conseguenza della risoluzione recentemente approvata dal Parlamento Europeo in riferimento alla situazione di persecuzione politica in Venezuela, esauriate tutti i meccanismi possibili perché una commissione del Parlamento visiti la nostra nazione e possa costatare l’uso della giustizia nella persecuzione politica.

Il caso che vi ho narrato, non è l’unico. In Venezuela esistono oltre 40 prigionieri politici, vittime del castigo e della dissidenza politica.

Vi sarò sempre grato su qualsiasi gestione che il Parlamento possa fare per proteggere i diritti umani ed evitare che casi come questi continuino ad accadere in Venezuela. Mia moglie e avvocato è a Vs completa disposizione per sostenere questa conversazione in modo personale con chiunque le sia da Voi indicato, per ampliare i mille dettagli, vessazioni e aggressioni che questa nota non riporta. Per portarVi tutti i documenti che supportano ognuna delle mie parole. Per fare le pratiche che fossero necessarie per ottenere dal Parlamento Europeo l’aiuto che richiedo in maniera e come misura disperata.

Distinti saluti
Iván Simonovis
Prigioniero Politico


ACCADE IN VENEZUELAultima modifica: 2009-06-07T10:35:52+02:00da ritina5
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6 pensieri su “ACCADE IN VENEZUELA

  1. Non è che si capisca granché, se non che la giustizia del Venezuela è incomparabilmente più efficiente di quella italiana (la durata minima di un processo per furto di polli qui da noi è di sei o sette anni!).

  2. E’ esattamente il commento che mi è venuto leggendo la lettera di questo Simonovis. Come hai fatto a indovinare?

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