Meeting: Giussani; Dio ha bisogno degli uomini

Fate bene a battere le mani, perché credo in quello che dico. «Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità – dice Teilhard de Chardin – non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale, la più terribile perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere».

Quando ho detto questa frase mi è venuto immediatamente al cuore e alla memoria come deve essere nato storicamente l’interesse per Cristo. La gente poteva andarlo a sentirlo chiedendosi: “Cosa dice costui? Parla della Trinità, di Dio Padre, parla dell’inferno dell’anima, della responsabilità dell’uomo”. Però poteva farsi anche un’altra domanda, che trovava la risposta dentro il cuore della gente, senza che essa ne fosse cosciente: “Costui, perché dice queste cose?” E immediatamente, chi avesse formulato questa domanda si sarebbe sentito rispondere: “Perché ama l’uomo”. Prese un bambino se lo strinse al seno e disse: “Guai a colui che torce un capello al più piccolo dei bambini” e non parlava di torcere fisicamente un capello, perché in questo fatto tutti hanno un po’ di ritegno; parlava nel far del male al bambino in termini morali, là dove nessuno presta attenzione e precauzione; parlava di un rispetto assoluto di questo esserino indifeso. Oppure si scosta nel sentiero, passa un funerale, una donna singhiozza dietro il feretro e Lui domanda: “Cosa succede?” “È una donna vedova. Le è morto l’unico figlio”. Fa un passo avanti e dice: “Donna, non piangere”. O ancora: “Che importa se ti prendi tutto quello che vuoi e poi perdi te stesso?” Che cosa darà l’uomo in cambio di sé? Così è sorto nel mondo il senso del rispetto, della venerazione, dell’attaccamento, dell’amore, della fiducia, della responsabilità verso la persona.

La persona: l’amore all’uomo. Altrimenti non si può capire il Cristianesimo. Ma forse noi stessi non lo comprendiamo, pur tentando di viverlo, perché non partecipiamo di questa sua origine. Il cristianesimo non è nato per fondare una religione, è nato come passione per l’uomo. Allora si capisce che se Cristo parlava del Padre, se parlava del bambino, se tendeva con particolare cura lo sguardo all’ammalato, al povero, era perché povero, bambino o ammalato erano, fra tutti, i meno difesi, coloro che meno avrebbero potuto imporre se stessi; proprio per questo ne sottolineava la presenza, perché il loro valore era indipendente dalla loro capacità di potere o di servire al potere. L’uomo, il figlio di donna, l’uomo concreto, come sempre insiste Giovanni Paolo II, non l’uomo alla Feuerbach o alla Marx, io, tu, l’uomo figlio di sua madre e suo padre: e l’amore all’uomo, la venerazione per l’uomo, la tenerezza per l’uomo, la passione per l’uomo, la stima assoluta per l’uomo.

La frase di Teilhard de Chardin mi ha richiamato una frase del Vangelo: “Vi ho detto tutte le cose che vi ho dette, affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Gioia: è l’unica voce, quella cristiana, che può usare la parola gioia senza essere obbligata a dimenticare o rinnegare qualche cosa. Gesù lo dice in termini biblici: “Il loro angelo (l’angelo dei bambini) vede la faccia del Padre mio”. L’uomo è grande perché è in rapporto con l’Infinito, ma un rapporto siffatto che lo si è potuto anche definire con un paradosso: Dio ha bisogno degli uomini. Dio. Ma chi non ha paura, qualunque immagine ne abbia, ad usare questa parola? Io ne ho molta, e infatti raramente la uso. (continua)

Meeting: Giussani; Dio ha bisogno degli uominiultima modifica: 2009-08-07T14:50:24+02:00da ritina5
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3 pensieri su “Meeting: Giussani; Dio ha bisogno degli uomini

  1. E’ proprio così, l’uomo ha bisogno di Dio, non può fare a meno di Lui.
    Senza Dio la società, l’uomo sono orfani. Ma molti non se ne rendono conto.
    Bisogna davvero pregare molto.
    un abbraccio
    terry

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