Il battito e la sdraio rossa. Il Natale di Alfredo

Ho letto questo bellissimo e commovente racconto del famoso scrittore-giornalista Fabio Cavallari. Mi è piaciuto moltissimo, perchè dice di un modo umano di vivere le circostanze, i rapporti umani, le feste, la vita… Un modo raro e prezioso, senza inutili fronzoli, ma così vero, come tutti noi abbiamo assaporato, prima della terribile dimendicanza di cosa siamo e di come rispondiamo alla vita. Grazie, carissimo Fabio, di avercelo proposto; una “botta” di umanità vera è un grande dono per il cuore che attente il Natale!

Il battito e la sdraio rossa. Il Natale di Alfredo

alfredoAlfredo d’inverno si addormentava ogni sera così. In braccio a suo padre. Era lì nella cucina di quella vecchia casa di campagna che la storia, le narrazioni epiche, diventavano quadri, immagini, visioni. Una vecchia stufa a legna, alle loro spalle, scaldava il giorno e la notte. Era il piccolo a portare la legna in casa durante il giorno. Un compito preciso, scadenzato dal fuoco, dal campanile, da uno sguardo. Era il gesto che lo faceva entrare nel mondo. Andare in legnaia, riempire la cesta e fare le scale. Alfredo partecipava alla costruzione, all’edificazione della comunità. Non era un gioco o una parafrasi divertente della giornata. Si trattava di responsabilità. Sporcarsi le mani, sentire l’aria gelida sulla faccia, spostare i cerchi della piastra di ghisa, era il suo modo per esserci. Partecipe, attore protagonista del palco. Papà, raccontava, lucidava le scarpe con la spazzola, insegnava. Mamma, preparava il buon pasto, piegava le lenzuola, rammendava. La stufa bruciava il Faggio. Sopra di essa si appoggiavano le pentole e nel vano scaldavivande si riscaldavano pietanze antiche. Era la cucina economica. Nome che richiamava a sobrietà d’intenti e serietà di giudizio. Quando la sera iniziava a nevicare, appena fuori dall’uscio si preparavano le pale, gli stivali verdi di gomma e i guanti. Tutto pronto per la mattina, per il lavoro, per la festa, per l’opera degli uomini di casa. Dentro, mentre la tv girava a vuoto sui tre canali disponibili, le storie prendevano forma, uomini e donne, paesi e passi, riempivano la cucina. Alfredo sollecitava il padre – “papà raccontami ancora di quella volta che avete vinto la pace”. Le parole si facevano calde, ogni respiro una fitta nell’orrore della guerra, ogni battito la speranza e l’orgoglio per esser ritornati. L’odore delle bucce di mandarini e del pane abbrustolito sulla stufa, annunciava l’arrivo del Natale. Il mistero non si spiegava, entrava dritto come narrazione nei racconti quotidiani. Un regalo. Uno solo. Portato, donato, dalla vita alla vita. Chi c’era dietro la porta? Mai svelato l’arcano. Sospeso tra sogno, realtà e mistero, Alfredo guardava dalla finestra cadere i primi fiocchi. .…..(Continua qui)

Il battito e la sdraio rossa. Il Natale di Alfredoultima modifica: 2009-12-19T13:29:34+01:00da ritina5
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