CALCI AL TUMORE

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Questa è proprio carina. Il Centro Cattolico di Documentazione mi ha passato una notizia comparsa sul «Corriere della Sera» del  5 febbraio 2008 che mi era sfuggita.

La londinese Michelle Stepney, trentacinque anni e madre di un bambino di cinque, incinta di due gemelline (Alice e Harriet) si è ritrovata affetta da un tumore all’utero. Ha deciso di accettare solo una chemioterapia blanda per non danneggiare i due feti. A rischio della sua vita.

Ebbene, le piccole sono nate senza capelli per via della cura ma si è scoperto il perché scalciavano tanto nella pancia della mamma: avevano spostato a calci il tumore, impedendo che facesse del male a tutte e tre. Il tumore è poi stato felicemente operato dopo il parto.

Il Cancer Research Center britannico ha premiato la coraggiosa madre col Women Courage Award, assegnato a chi fa qualcosa di veramente speciale per gli altri.  Grazie a Rino Cammilleri – antidoti

CALCI AL TUMOREultima modifica: 2008-05-26T00:39:16+02:00da ritina5
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7 pensieri su “CALCI AL TUMORE

  1. Si chiedono o si fanno anche calciando! E’ straordinaria la santa ironia del Padreterno che si serve della natura per affermare l’Essere e il Suo amore per noi; anche di “calci terapeutici”, tutto concorre al bene per coloro che credono in Lui! Un grato abbraccio

  2. Grande e ammirevole il generoso coraggio della madre. Ridicolo e come sempre presuntuso il tentativo di spiegare l’inspiegabile (ammesso e non concesso che la storia del calcio sia vera). Da laico vi chiedo: ma voi che parlate tanto di “mistero”, perché non vi fermate umilmente alla sua soglia, invece di pretendere sempre di interpretare la volontàdi Dio? Mi pare tanto arrogante quanto superficiale attribuire intenzioni ironiche al Padreterno. Questo modo di pensare si chiama, nel migliore dei casi, whishful thinking (http://skepdic.com/wishfulthinking.html). Il Padreterno si fa delle grasse risate anche ogni volta che concede una sclerosi multipla a un innocente o quando permette che un bambino salti su una mina antiuomo? Il mistero è mistero per definizione; sempre, e non solo quando non abbiamo un’etichetta comoda da appicciargli.

  3. Carissimo Voltaire, la santa ironia del Padreterno è parte della Sua immensa Presenza. Dici di fermarci sulla soglia; come si fa a non entrare a far festa col Padrone di casa quando questo padrone è tuo Padre? Il Padreterno non si fa grasse risate quando vede i suoi figli crepare e anche fare scempio dei loro simili. Che siano stati i calcetti delle bimbe a “spostare” il tumore non lo so per certo; ma se hanno premiato questa mamma che ha scelto di far nascere le figlie rinunciando a cure troppo invasive, vuol dire che è un’ipotesi plausibilissima! Nessuna etichetta da affibbiare, caro amico, solo una umile, affettuosa familiarità – anche con un pò di baldanza infantile – con l’Essere da cui siamo stati fatti e del cui amore siamo totalmente certi! Un saluto sincero

  4. Su questo aspetto, temo che i fratelli ebrei e musulmani abbiano molto da insegnare a voi (noi, se ha ragione Croce) cristiani. L’idea che Dio immenso, infinito e irraggiungibile possa perdere tempo con quella minuscola insignificante briciola dell’universo che è l’uomo è davvero bizzarra. Certo, è il punto di forza e il maggior fascino del cristianesimo: che figata sapere che Dio ci vuole bene, scherza con noi e ispira i calcetti dei bimbi nel ventre materno! Peccato però per convincersi di certe cose bisogni sacrificare non solo la ragione, ma anche la ragionevolezza.
    E infatti la tua risposta non è ragionevole: che ne sai che c’è da far festa? Hai decifrato così bene l’ironia divina? Complimenti per la familiarità! Restare sulla soglie del mistero significa osservarlo in silenzio senza violentarlo con le nostre interpretazioni o i nostri giudizi, punto e basta. Ci vuole un’umiltà di cui pochi di noi sono capaci.
    Mi permetto poi di suggerirti una rilettura critica di questa frase: “Che siano stati i calcetti delle bimbe a “spostare” il tumore non lo so per certo; ma se hanno premiato questa mamma che ha scelto di far nascere le figlie rinunciando a cure troppo invasive, vuol dire che è un’ipotesi plausibilissima!” – ti rendi conto che quello che hai scritto non ha, da un punto di vista razionale, il benché minimo senso?
    Un saluto affettuoso,
    V.

  5. Caro Voltaire, abbiamo concetti diversi riguardo la razionalità. Per te è tutto ciò che è misurabile, quantificabile, verificabile con storte e provette; per me è qualcosa che attiene all’uomo tutto intero; un’apertura alla categoria della possibilità. Certo, capisco la tua difficoltà a concepire un Fatto come l’Incarnazione, e un’attenzione di Dio Padre verso le Sue creature. Sono duemila anni che è “scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani”. La vera umiltà non consiste nel sentirsi una nullità, ma è un riconoscere di essere “fatti”. La familiarità con Dio, dici: purtroppo per noi non è mai tanta quando desidera il Suo cuore amante e menticante del cuore dell’uomo; di te, di me, di tutti i Suoi figli.
    Tu, Voltaire, assomigli a Balthasar, che ha commentato il primo post; sembrate degli ex chierici delusi dal Seminario! Un saluto sincero e affettuosissimo!

  6. Balthasar è il soprannome di Voltaire quando si parla di relativismo. 😉 Cambiamo nome per non dare l’impressione di monopolizzare il tuo blog…

    Vedo che insisti con due atteggiamenti poco adatti a una discussione costruttiva. Primo, fai delle illazioni personali (ci sarebbe qualcosa di male nell’essere un ex chierico deluso dal seminario? Ma, soprattutto, a che serve un giudizio del genere nell’economia della discussione?). Secondo, molto più importante, non cogli mai il punto essenziale e rilanci il ragionamento eludendo le questioni poste.
    Ma forse sono io che non mi esprimo bene. La razionalità è un concetto di difficilissima definizione. Ma non può essere confuso con la ragionevolezza: persino Giussani distingue i due concetti. Aprirsi alla categoria della possibilità è una suggestiva formula di Giussani che però vuol dire tutto e niente. Può essere ragionevole ammettere l’incarnazione di Dio, ma di certo non è razionale. Potremmo discutere a lungo del fatto che la razionalità significa falsificabilità, ma la cosa ci porterebbe lontano e a te non piacciono le cose troppo complicate, vero? Puzzano troppo di intelletualismo, quando invece basta abbandonarsi a Dio per capire il senso di tutto, o sbaglio io a interpretare il tuo pensiero?
    Detto questo, io non ho messo in discussione l’incarnazione, bensì l’idea di miracolo e la possibilità di interpretare in senso religioso eventi inspiegabili. Da laicista-razionalista (ti va bene la definizione?) potrei dirti che la scienza, molto più che la fede, ha una capacità di spiegazione di eventi come questo. Ma voglio mettermi comunque in una prospettiva di fede: di fronte al Mistero, però, io credo che l’atteggiamento veramente religioso sia quello dello stupefatto silenzio. Non ho mai detto, facci caso, che l’umiltà significhi sentirsi una nullità: l’umiltà è la coscienza profonda della propria incapacità di comprendere. Tra l’altro c’è più umiltà nella scienza che cerca la verità a tentoni nel buio, che in tutte le fedi del mondo… altro che “scientismo”, come lo chiama con disprezzo Ratzinger! Ma questo èun altro discorso ancora. 🙂

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