Dietro le operazioni finanziarie, dietro le scelte politiche, dietro i dilemmi di un direttore del personale, dietro l’etto di prosciutto, dietro qualunque cosa si avverte sempre di più l’urgenza di affrontare la questione del fattore umano. Chi fa le leggi? Chi preme i bottoni? Chi è il mio panettiere? Chi tiene in mano le redini delle banche, delle grandi aziende, delle grandi istituzioni?
Vorrei, con queste osservazioni, comunicare l’urgenza del tema, e presentare il libro che me le ha suscitate. Un libro che saremmo tentati di relegare tra i libri «religiosi», e che pone una domanda radicale al nostro tempo e al nostro modo di starci, alle risposte che ci diamo ma anche al modo in cui ci poniamo le domande. Il suo autore, don Luigi Giussani (1922-2005), è noto a tutti di nome, ma lo è ben poco nella forza dirompente del suo pensiero. La lettura senza pregiudizi de La familiarità con Cristo (San Paolo, pagg. 216, euro 14,50, prefazione di Julián Carrón) ci aiuta a incontrare questo pensiero.
«Il pensiero fiorisce quando abbiamo la cosa davanti agli occhi» diceva Martin Heidegger. Il pensiero nasce sul presente, sulla sollecitazione della vita. Il resto è archeologia. Nessun uomo, nell’ultimo mezzo secolo, ha incarnato questa scandalosa verità (perché il pensiero si scandalizza non appena scopre il suo vuoto ultimo) meglio di don Giussani.
«Si chiama fede l’intelligenza umana quando, rimanendo nella povertà della sua natura originale, è tutta riempita da altro, poiché in sé è vuota, come braccia spalancate che non hanno ancora da afferrare la persona che attendono».
CRISTO, UNO DI FAMIGLIAultima modifica: 2008-03-24T11:00:41+01:00da
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