Emerge in positivo una concezione di laicità dunque che vede lo Stato non come istanza potestativa assoluta, ma come istituzione regolativa (cioè di tutela e promozione secondo i principi di sussidiarietà e solidarietà) della complessità originale della comunità politica e sociale che, a sua volta, ha il suo fondamento nella singola persona, nella sua duplice polarità di irriducibile identità e originale relazione, da cui scaturiscono non solo diritti, ma anche doveri nel perseguimento del bene comune. Si apre così lo spazio educativo e la possibilità del confronto per quella “cultura della responsabilità”, di cui parlò don Giussani ad Assago nel 1987, che “deve mantenere vivo quel desiderio originale dell’uomo da cui scaturiscono desideri e valori: il rapporto con l’infinito”.
In questo senso la presenza originale della Chiesa, la sua dimensione e valenza anche pubblica, attraverso la distinzione e l’autonomia reciproca dallo Stato (la novità sostanziale portata da Cristo stesso nel rapporto con il potere, tra ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare, cfr. Mt 22,21) offre l’instancabile contributo a quel dialogo (che suppone il reciproco riconoscimento) visto da Benedetto XVI “quale mezzo mediante il quale le varie componenti della società possono articolare il proprio punto di vista e costruire il consenso attorno alla verità riguardante valori e obiettivi particolari” (Discorso all’ONU). Così la effettiva “libertas Ecclesiae” risulta essere, oltre che più sicura garanzia per la libertà di ogni persona e formazione sociale, anche criterio di verifica più immediato e significativo di una reale dinamica di giustizia nel rapporto tra la persona, la società e lo Stato.
La Chiesa non è, e non intende essere un agente politico, non rivendicando nessun privilegio in tal senso e affidando ai fedeli laici il compito di agire per costruire in tale ambito, sotto propria responsabilità, un giusto ordine nella società. Nella missione della Chiesa, che ha un interesse profondo per il bene della comunità politica, la novità della fede cristiana viene proposta, mai imposta, quale contributo, lo ricorda Benedetto XVI in “Deus caritas est” n.28, “alla purificazione della ragione”, recando il proprio aiuto “per far sì che ciò che è giusto possa, qui ed ora, essere riconosciuto e poi anche realizzato”. Stefano Alberto ( www.ilsussidiario.net/articolo.aspx )