Una conversazione di Maurizio Crippa con lo psicanalista, Giacomo Contri , del maggio del 2003 spiega, in modo originale ma realistico, come l’errata concezione del cristianesimo, diffusasi per troppo tempo, è decisamente fuorviante e rende il cristianesimo stesso noioso e scarsamente interessante:
Conseguenza del peccato originale è la riduzione del desiderio e del gusto fino alla morte per anoressia. Cristo ha introdotto se stesso come “movimento”, ha rimobilitato tutto. Parola di psicanalista
«Secoli fa, i cristiani hanno osservato: il peccato originale, culpa sì ma felix. È stata occasione perché il Figlio si incarnasse, diventasse un compagno. Hanno dimostrato di avere la testa: anziché ragionare al ribasso, macerarsi nella colpa, hanno fatto ciò cui aspira un economista: rovesciare il destino della crisi economica».
Un sabato pomeriggio di Milano, piovoso ma non uggioso. Con Giacomo Contri ragioniamo di parole come desiderio, peccato, felicità, riecheggiate da poco agli Esercizi della Fraternità e che presto riecheggeranno ancora, al Meeting di Rimini: «C’è un uomo che vuole la vita…?».
Da dove cominceresti?
Dal marchio di fabbrica, inconfondibile, del cristianesimo: Dio ha pensato di fare un “ragionamento al rialzo”. Ha distinto colpa e senso di colpa. Perdono non condono. E la soluzione fu l’incarnazione. Soluzione nuova, inedita, ignota, impensata: non era venuta in mente a nessuno. Tanto nuova che è stata soluzione non solo per noi, ma anche per lui: infatti ha voluto risorgere da uomo. Dunque, non un’operazione pedagogica sia pure generosa, se poi lui si è tenuto così, uomo, e soddisfatto così.
Del desiderio abbiamo un’idea malaticcia: manca qualcosa. Dio non l’ha pensata né messa così.
Buono quel “malaticcia”. Proprio: Dio ha messo un supplemento (anche per se stesso), non un complemento, quello che riempie un buco. E insisto: ha supplementato anche se stesso facendosi uomo, e si è piaciuto così (resurrezione). Ha salvato l’economia rilanciandola, non turando falle, e lo ha fatto con un mezzo impensabile: facendo di se stesso un fattore dell’economia, essendo rimasto uomo. Niente faccenda di pance vuote, materiali o spirituali. Noi capiamo poco, perché tra noi e Dio facciamo come tra uomini e donne: facciamo pena. Esempio. Capita che uno telefoni dicendo: vediamoci stasera. Cosa sta domandando? Non di colmargli un desiderio che ha, ma di fargli venire un desiderio che non ha. Era lì fermo, depresso, senza idee né voglie, e chiede che un altro lo vivacizzi, lo rimetta in movimento. Se “rivoluzione” significa qualcosa, è questo. Krusciov era un controrivoluzionario quando diceva che il comunismo è “gulash per tutti”, il buco riempito e non il rilancio, nuova partenza. Facciamo nostro il concetto di aperitivo. Aperitivo significa che cerco l’appetito. Di cui siamo tremendamente a corto. Il desiderio è un avvenimento, non una premessa di miseria. E tanto più è avvenimento se è voglia di qualcosa di cui in precedenza non avevo né voglia né idea. Secondo me la preghiera è un aperitivo: modo di produzione del gusto. Volesse il cielo che concepissimo l’educazione come aperitivo. Di solito è un ossidante.
Quel gusto che avevamo perso, o il peccato originale…
Conseguenza del peccato originale è la riduzione di
Nella mentalità comune, invece, “essere religiosi” viene inteso come essere disinteressati alla realtà, “starsene quieti”.
Buddha è stato un genio. Non condivido nulla, ma genio. Ha capito e detto: desiderare è muoversi, e io non voglio movimento. E il “Nirvana” è fine del movimento (corporale, cittadino). Il “nostro Dio” è movimento. Lui stesso si è mosso, e non ha finito (“resurrezione”). Eccolo l’in-finito. (link)
Grazie all’amica AnnaVercors