IL BIG BANG DELLA VITA

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Forse quella foto al microscopio del concepimento
è come un’istantanea dello sguardo di Dio su di noi

di Marina Corradi

Sfogliando il quotidiano francese La Croix ti imbatti distrattamente in una immagine al microscopio dell’istante di un concepimento. La guardi, giri la pagina, ti fermi, torni indietro. Nella foto ingrandita migliaia di volte l’ovulo femminile è una sfera porosa, rossastra, come un Marte ferrigno, attorno a cui uno sciame infinito di spermatozoi danza, ciascuno spasmodicamente teso alla conquista. (Sembrano meteoriti impazzite, scagliate il giorno della creazione addosso a un mondo che da quell’urto verrà generato). Uno, uno solo di quei milioni di candidi girini espugnerà la cellula, che fecondata si chiuderà come una fortezza alle pretese di altri invasori. Uno, uno solo dei pretendenti penetrerà nello sferico pianeta inerte, in attesa; un solo figlio nascerà, diverso da ogni altro e dai suoi stessi fratelli. Vertigine: nel buio, in una frazione di istante, inizia un uomo.
Non sei più distratta ora, quella immagine ti ha come risvegliato. Ti resta in mente come un sacro rito la danza frenetica dello stormo di semi bianchi dalle sottili code nervose. Che ansia di vita nel loro avventarsi sulla superficie calma della cellula femmina. Chi, tra i milioni, vincerà e uscirà dal nulla?
Vertigine. Un universo nascente in un decimo di millimetro si affaccia nella foto. Ignara anche la madre, in quell’istante; nessuno sa, e che silenzio nel buio del grembo, solo attraversato dal sordo eco del battito del cuore. Nessuno vede. Un attimo prima era soltanto un incrociarsi di pura materia: ossigeno, anidride carbonica, proteine. Un momento dopo lo zigote ha già scritta dentro l’eredità di suo padre e sua madre, e comincia i suoi nove mesi di cammino. Un momento prima non c’era nulla, ora c’è il preciso disegno di un uomo: maschio, biondo, gli occhi scuri, uguale a nessuno. Così è stato ogni volta, per miliardi di volte. Così siamo stati tutti. Eroi e assassini, santi, poeti, poveracci, criminali, e tuo padre e tua madre: tutti, un giorno, invisibili pianeti circondati da schiere ardenti di invasori. Vertigine: una frazione di secondo decide. Sarà. Quello e non un altro, e uguale a nessuno.
Ma, ancora, non è tutto. L’immagine del segreto individuale Big Bang non ti abbandona. Cosa ti meraviglia tanto? Di foto così con i moderni strumenti se ne fanno a milioni. È che ti viene in mente un verso dell’Antico Testamento: «Prima di formarti nelle viscere di tua madre, Io ti conoscevo». Il Dio del profeta Geremia parlava di questo stesso istante colto da un microscopio, nell’anno 2008.
Prima che tu prendessi forma, io ti avevo già visto, io ti sapevo. Quella foto potrebbe essere il modo in cui ci guarda Dio, nell’attimo del principio. Della vorace danza dei semi già sapendo l’esito, e guidando il destino. Sarà, vivrà, “questo” uomo – come lui, nessuno.  
Grazie a Tempi

IL BIG BANG DELLA VITAultima modifica: 2008-12-06T14:28:56+01:00da ritina5
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