PASQUA, SI MUORE PER RISORGERE

SI MUORE PER RISORGERE
Erano le tre del pomeriggio quando si fece buio su tutta la terra e un violento terremoto squarciò il velo del tempio: il Figlio dell’Uomo moriva sulla croce e la natura partecipava misteriosamente alla morte del Figlio di Dio, del suo Fattore. Evento inaudito, scandalo per l’uomo di tutti i tempi, paradosso perenne di morte che si trasforma in vita e in salvezza eterna.

Il buio di domenica notte, scosso dal boato del terremoto che ha squarciato case, chiese e ospedali in terra d’Abruzzo ci richiama quel momento antico di cui ci apprestiamo a fare cristiana memoria in questi giorni. “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?”, ha gridato Gesù. Anche noi lo ripetiamo oggi, osservando i brandelli di case, le chiese sventrate, gli sfollati accampati, il dolore composto di chi ha perso tutto. E poi i morti, i bambini e i giovani strappati dal crudele rombo della terra. “Mio Dio, perché?

E la Regina dei Sette Dolori, come Péguy chiama la Madonna ai piedi della Croce di Cristo, è ancora lì, a guardare il dolore di un popolo che vede tagliata in due la sua vita. Trafitto come il cuore di Maria, il volto tumefatto dalle lacrime. Niente sarà più come prima per chi è stato ferito da una tragedia in cui colpisce la laboriosità della gente, lo sguardo proteso al futuro. E noi che guardiamo immagini apocalittiche di paesi che non esistono più, a fatica ci rassegniamo a riconoscere che non siamo padroni della nostra vita, neanche per una minima parte.Non siamo in grado di controllare la natura, anche se ci illudiamo di poterlo fare, manipolandola.

La Settimana Santa ha uno spessore particolarmente intenso. Porta il nostro sguardo alla Croce carico di domanda. La ragionevolezza della fede che parla di un bene che attraversa il tempo e lo spazio, di un Amore misericordioso che infonde speranza e non chiude il nostro destino nell’ambito cieco della materia, è ciò che serve porre al centro della nostra attenzione e del nostro cuore.

La solidarietà che ha visto protagonista il nostro paese è il primo evidente segno del bene che opera nella storia. Un bene che può essere praticato tanto più se ne riconosce l’origine. “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. Come Gesù, anche noi, per quel che possiamo siamo chiamati a questo amore-carità. Per poter risorgere. Buona Pasqua.

Cultura Cattolica socio di  SamizdatOnLine

PASQUA, SI MUORE PER RISORGEREultima modifica: 2009-04-10T18:30:08+02:00da ritina5
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