Quello strano “omino bianco” che si chiama Benedetto

Cari amici, con i potenti mezzi del blog siamo riusciti ad intercettare questa lettera che zio Pseudo Berlicche ha inviato al suo nipotino diletto, Malacoda.
Argomento? Che domanda…sempre lo stesso: il Papa!
Riportiamo il testo qui e poi corriamo e imbucare di nuovo la missiva, tanto per non destare troppi sospetti 🙂
Ringraziamo il nostro Pseudo Berlicche per questa meraviglia!!

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Caro Malacoda,

non so se hai notato che il successo dei viaggi del Papa, fatta eccezione per la Polonia (sapessi come detesto quella nazione!), sembra quasi essere inversamente proporzionale alla percentuale dei sedicenti cattolici presenti nel paese di destinazione.
E’ un fenomeno che sto osservando da un po’ e anche l’ultima visita nella repubblica ceca non sembra avermi smentito.
I cechi si presentavano come i meno religiosi fra gli europei del momento (e le statistiche le avevamo ben sbandierate, quasi il settanta per cento si dichiarava ateo, solo il trenta credente e di questo trenta solo uno su quattro frequentava la messa).
Poi, com’è come non è… alla celebrazione di Brno si sono radunati in centocinquantamila (che, accidenti a you tube, si vedevano benissimo!) e nelle strade, al passaggio della papamobile, la folla c’era, eccome se c’era.
E’ ovvio che avevamo pronti un paio dei soliti argomenti per parare il colpo: primo, le belle giornate di sole sono state complici (ma, dico io, in una bella giornata di sole l’ateo-agnostico medio non ha altro da fare che andare a sentire il papa cattolico? con tutto quello che offre un paese d’arte e di cultura mitteleuropea, con una capitale tanto gettonata dai turisti? E, a Brno, nemmeno una banalissima passeggiata lungo fiume, se proprio manca la fantasia?).
Complice numero due: i gruppi organizzati che sono arrivati dalla Polonia, dall’Austria e dalla Germania. E questa scusa già avrebbe potuto reggere un po’ di più, se non fosse piovuto, come un fulmine a ciel sereno, il discorso di congedo del presidente, che ha ringraziato ufficialmente Benedetto XVI per il suo coraggio, per le sue sfide al politicamente corretto che gli costano l’inevitabile impopolarità mediatica.
Difficile dire che un presidente parlasse a titolo personale durante un saluto formale. La gente potrebbe anche pensare che per confezionare un simile discorso abbia prima preso il polso della situazione nel suo paese.
In proporzione, per noi, era andata molto meglio in Brasile, cuore dell’america meridionale, stato popoloso, giovane e cristiano, decantato serbatoio di vocazioni, il vagone più affollato del treno cattolico. Vagone, ho detto, non locomotiva, e mi pare evidente il perché.
Di questi insoliti risultati, da un lato mi compiaccio e dall’altro mi preoccupo. Mi compiaccio nel vedere che i fedeli dei paesi a denominazione cattolica sono alquanto mollicci e privi di nerbo, per lo più appiattiti e affannati a mescolare fede e politica invece che tesi a coniugare fede e ragione; oppure affaccendati a interpretare il dettato evangelico con l’obiettivo della deificazione del proprio personale vissuto.
Non ti nascondo che sono soddisfazioni, così come mi gratifica la tranquillità di sapere che, novanta volte su cento, in un dibattito televisivo sulla religione, i cristiani, e il Papa in particolare, sono peggio difesi se a far da avvocato è un vescovo o un sacerdote piuttosto che Giuliano Ferrara, laico a tutto tondo (satanico sarcasmo!), o l’ex-punkettone Giovanni Lindo Ferretti. Ma, attento: non è tutto oro colato.
In un Papa che incuriosisce, sorprende e affascina più “fuori casa” che “in casa” ci vedo i prodromi di una pericolosa semina.
Mi ricorda troppo quello che accadeva durante i giorni del Nemico sulla terra, quando erano peccatori, pubblicani e prostitute a restare incantati, e a lasciare tutto per seguirLo. Quando erano scribi, dottori della legge e sommi sacerdoti a restare diffidenti per poi diventare apertamente ostili.
Questa strana analogia allarma tutti noi, quaggiù: il nostro signore e padrone è furibondo al solo ricordo di cosa è derivato da quella semina e sa anche che non ci sono concesse energie e tempo sufficienti per fronteggiarne un’altra.
Ancora una cosa: qualche giorno fa hai arruolato una giornalista inglese, tale Ms. Tanya Gold (non è tutto oro quel che riluce, letteralmente), per spargere fango a volontà in terra d’Albione contro Benedetto XVI, e imputridire a tal punto il terreno in cui egli si appresta a camminare durante la visita prossima ventura, da rendere oltremodo improbabile che le sue parole possano attecchire. Va bene, va benissimo, solo ti chiedo, come ti ho già chiesto altre volte, di non esagerare, di non alzare troppo il tiro. Capisco le tue difficoltà, comprendo che ti senti messo alle strette da questo Papa e che a volte non riesci più a occultare il nostro gioco, ma ricordati di non cadere nella trappola della Verità, che vuole tutto alla luce del sole.
Noi non dobbiamo dichiarare ad alta voce il nostro odio, ma assai più prudentemente restare nel chiaroscuro, tra il lusco e il brusco: solo così, nel dubbio e nella confusione, nel basso profilo, nel melting pot che tutto annulla e tutto livella, possiamo sopravvivere, proliferare e andare a segno. Quindi, piano col vetriolo: ricordati che la Chiesa del Nemico non è mai così forte come quando è perseguitata e non è mai così in pericolo come quando è osannata dal mondo, perché “il suo unico vanto è la Croce”, non il megafono dei media.
Spero di averti rinfrescato la memoria e, se non ti basta, ascoltati per benino qualche catechesi di padre Livio, di tanto in tanto (cosa mi tocca dire!). In campana, nipote mio, e, soprattutto, “pas trop de zèle”

Tuo affezionato zio Pseudo Berlicche”.

Grazie a Raffaella

Quello strano “omino bianco” che si chiama Benedettoultima modifica: 2009-10-05T22:05:29+02:00da ritina5
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