Una delle quali – non ancora riconosciuta perché la Chiesa esige lunghe verifiche medico-scientifiche – è stata resa nota l’agosto scorso.
La signora Antonietta Raco, 50 anni, di Francavilla in Sinni (Potenza), malata da quattro anni di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) – una malattia terribile – è andata in pellegrinaggio a Lourdes sulla carrozzella, dove era ormai immobilizzata, ed è tornata a casa camminando normalmente con le sue gambe.
Cosa le è accaduto? A Lourdes si era immersa nella piscina dell’acqua di Bernadette e aveva sentito un forte dolore alle gambe e poi una voce di donna che le diceva: “Non avere paura”. Di colpo è guarita. Quella stessa voce è tornata per invitarla a far sapere a suo marito cosa le è successo.
“Non è spiegabile con i mezzi di cui scientificamente dispongo”, così il neurologo Adriano Chiò delle Molinette di Torino, che aveva in cura la signora dal 2006, commentava il caso con i giornali. In effetti nella letteratura scientifica non esiste un caso simile.
Il medico ha spiegato: “Non ho mai osservato una situazione del genere in malati di Sla. La diagnosi era inequivocabile: la signora aveva una forma di Sla a lenta evoluzione. Una malattia che può rallentare e al massimo fermarsi, ma che non crediamo possibile che migliori, perché intacca i neuroni irreversibilmente”.
Invece l’impossibile pare sia accaduto. Di fronte a un’altra guarigione analoga, riguardante Marie Bailly, una ventenne di Bordeaux – che lui aveva conosciuto e analizzato come medico – nel 1903, il positivista e scettico Alexis Carrel (1873-1944), poi Premio Nobel per la medicina a soli 39 anni, andando a Lourdes rivide tutte le sue convinzioni e si convertì al cattolicesimo (racconta tutto nel suo memorabile “Viaggio a Lourdes”). Prima era certo che i miracoli non accadessero. Davanti al fatto si arrese. Carrel rispose lealmente a chi lo interrogava: “Bisogna constatare i fatti”.
Ma molti razionalisti preferiscono tapparsi gli occhi e ripararsi dietro i comodi pregiudizi. Emblematico è il caso di un altro importante intellettuale francese di quegli anni, il laico Emile Zola.
Nella Francia positivista di fine Ottocento si faceva un gran parlare di Lourdes e delle straordinarie guarigioni che lì avvenivano, perché mettevano in scacco la cultura dominante che nega il soprannaturale e quindi la possibilità stessa del miracolo.
Lo scrittore dunque decise di recarsi di persona sul posto per smascherare tutto. Era armato di tutti i suoi pregiudizi: “non sono credente, non credo ai miracoli. Ma credo al bisogno del miracolo per l’uomo”. Secondo lui gli uomini hanno “necessità di essere ingannati e consolati”.
Il “caso” vuole che lo scrittore si trovi a viaggiare nello stesso vagone dove sono due ammalate di tubercolosi all’ultimo stadio, Marie Lebranchu e Marie Lemarchand.
Quando dunque il convoglio arriva a Lourdes, nella mattina del 20 agosto 1892, il famoso scrittore… (continua a leggere)