È in corso la sottoscrizione all’Appello per l’educazione
Trascriviamo di seguito il testo dell’Appello, ricordando che chiunque può firmarlo scrivendo a centroculturale.lugano@gmail.com. L’Appello e le sottoscrizioni si possono leggere in http://appelloeducazione.blogspot.com, dove si trovano anche le informazioni sulla serata pubblica.
Riaprono le scuole, inizia un nuovo anno. Di fronte a qualcosa che ricomincia possiamo scegliere tra l’aspettarci una novità oppure il dire “ci risiamo” e augurarci che ci vada bene o che finisca in fretta. E se guardiamo all’anno scorso certamente non possiamo illuderci che in ambito scolastico e giovanile tutto sia a posto. E’ sotto gli occhi di tutti che il nostro Cantone è sempre più spesso teatro di episodi di violenza che vedono implicati dei giovani. Ed è evidente a tutti che non si tratta di episodi sporadici, ma di un male ormai cronico, segno anche di un disagio diffuso e profondo. Questa situazione genera rabbia e paura. Ci si chiede cosa fare di fronte a una tale emergenza. E la scuola è una delle realtà più sollecitate a prendersi delle responsabilità. Ma la radice di questo disagio è educativa ed interroga tutta la società, interroga ognuno di noi, poiché la noia, i timori e la diffidenza dei più giovani sono la noia, i timori e la diffidenza degli adulti che non sono più in grado di riconoscere e trasmettere il gusto e il significato della vita. Rischia così di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti comunque in balia delle mode e della mentalità dominante. Per questo la prima emergenza che il nostro paese si trova a dover affrontare è quella educativa. Far fronte a tale emergenza, allora, vuol dire prima di tutto che degli adulti riprendano quel cammino umano che tutti siamo chiamati a compiere, scoprendo il significato di sé e delle cose che ci circondano in un confronto con il patrimonio ereditato dalla nostra tradizione culturale. Ed è ciò che consente tra l’altro di stare di fronte a culture diverse senza complessi e senza inutili paure. C’è bisogno di adulti, insomma, che siano consapevoli di essere nel mondo e nella società per un compito, per una costruzione positiva, e che – loro per primi – non facciano ultimamente coincidere la riuscita nella vita col successo, i soldi e la carriera. Solo di fronte ad adulti così, i giovani potranno crescere e imparare a stimare e ad amare se stessi e le cose, assumendo la loro responsabilità di uomini .Insieme è possibile riappropriarsi del compito drammatico e affascinante di educare. Assumersi il “rischio” di educare, perché l’educazione comporta un rischio ed è sempre un rapporto tra due libertà. Ed è possibile incominciare di nuovo: salutare i propri figli al mattino come entrare in classe incontrando gli allievi senza scetticismo o cinismo. Si potranno allora individuare anche le soluzioni per rispondere alle situazioni specifiche. Non è solo una questione di scuola o di addetti ai lavori: lanciamo un appello a tutti, a chiunque abbia a cuore il bene dei nostri giovani e del nostro paese. Ne va del nostro futuro. (Il Sussidiario)