LA LIBERTA’ IN PERICOLO

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di
Bruce Bawer

Bloccati da paura e multiculturalismo troppi occidentali osservano passivamente l’avanzare della sharia.

L’Islam divide il mondo in due parti. La parte governata dalla sharia, o legge islamica, è chiamata Dar al-Islam o Casa della Sottomissione. Tutto il resto è Dar al-Harb o casa della Guerra, così chiamata perché ci vuole la guerra – guerra santa, jihad – per portare quest’ultima alla casa dell’Islam. Nel corso dei secoli la jihad ha assunto forme diverse. Due secoli fa, per esempio, a causa dei pirati musulmani provenienti dal Nord Africa che ne depredavano le navi e rendevano schiavi i loro equipaggi, gli Stati Uniti combatterono le Barbary Wars del 1801-05 e del 1815. In anni più recenti, l’arma preferita dei jihadisti è stata, solitamente, l’attentato terroristico; l’utilizzo di aerei come missili in occasione degli attentati dell’11 Settembre 2001 è stata una semplice variante di questo tecnica.

Ciò che non è stato sufficientemente riconosciuto, tuttavia, è che la fatwa del 1989 scagliata dall’Ayatollah Khomeini contro Salman Rushdie, autore dei Versetti Satanici, ha introdotto un nuovo modello di jihad. Invece di prendere d’assalto navi o edifici occidentali, Khomeini prese di mira una libertà fondamentale dell’Occidente: la libertà di parola. In anni recenti altri islamisti si sono uniti alla crociata cercando di minare alla base le libertà fondamentali delle società occidentali per estendere in tal modo la sharia al loro interno.

I jihadisti culturali hanno potuto godere sinora di un inquietante successo. Due fatti in particolare, l’assassinio ad Amsterdam nel 2004 di Theo Van Gogh per punire il suo film sull’oppressione islamica contro le donne, e l’ondata globale di proteste, assassinii e vandalismi seguita alla pubblicazione nel 2005, da parte di un giornale danese, di alcune vignette satiriche su Maometto, hanno avuto massicce ricadute su tutto l’Occidente. Sotto l’influsso di spinte diverse, ma senza dubbio simultanee, quali la paura, un malinteso senso di solidarietà e un’ ideologia multiculturalista che ci insegna a sminuire le nostre libertà e ad inginocchiarci davanti a culture non occidentali, per quanto repressive, persone di ogni livello all’interno delle società occidentali, ma soprattutto i loro gruppi dirigenti, hanno permesso che le preoccupazioni su ciò che i musulmani fondamentalisti potessero ritenere, pensare o fare influenzassero le loro azioni ed espressioni. Questi occidentali hanno cominciato, in altre parole, a fare proprie le osservanze della sharia e perciò ad accettare la condizione deferente di dhimmis, ossia di quegli infedeli che vivono all’interno delle società musulmane.

La si chiami pure resa culturale. La Casa della Guerra sta lentamente, ma non tanto nel caso europeo, venendo assorbita dalla Casa della Sottomissione, l’Islam.

I media occidentali sembrano seduti sul sedile del conducente in questa corsa alla sharia. Spesso il loro approccio è quello di argomentare che saremmo noi occidentali i bambini cattivi. Quando Pym Fortuyn, il sociologo olandese ormai scomparso, divenne un politico e suonò la sveglia sul pericolo che l’islamizzazione d’Europa poneva alla democrazia occidentale, influenti giornalisti l’hanno etichettato come una minaccia. Un titolo del New York Times lo descrisse alla testa di un’Olanda in marcia verso destra. I giornali olandesi Het Parool e De Volkstrant lo paragonarono a Mussolini; il Trouw ad Hitler. L’uomo che lo uccise nel maggio del 2002 (un multiculturalista, non un musulmano) sembrò evocare questi giudizi quando spiegò il suo movente: le opinioni di Fortuyn sull’Islam, insistette l’assassino, erano “pericolose”. Continua a leggere QUI
Da L’Occidentale

LA LIBERTA’ IN PERICOLOultima modifica: 2008-06-28T13:21:04+02:00da ritina5
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