CHE FACCIAMO, RIANIMIAMO?

http://www.comune.camerano.an.it/upload/rte/neonati.jpgHo ricevuto da Nicola Currò un interessante articolo scritto da Francesca Chilloni – vice direttrice de ” Linformazione di Reggio Emilia ” ed ex consigliere comunale di Rifondazione. Da leggere con attenzione perchè esprime dei giudizi molto condivisibili. Appare surreale nella sua asprezza ed ignoranza dei contenuti il dibattito sulla necessità di rianimare e praticare o meno cure per garantire la sopravvivenza dei bimbi prematuri nati di 22 settimane. Surreale e sgradevole in quanto la politica dovrebbe in questi casi affidarsi alle valutazioni dei medici e, sulla scorta di queste, promuovere una discussione bioetica per iniziare a discernere cosa possa essere considerato accanimento terapeutico e cosa invece assistenza compassionevole. E soprattutto, essendo il suo dovere, prendersi la responsabilità di promuovere un percorso istituzionale che infine trasformi in legislazione condivisa il portato delle riflessioni morali e dei suggerimenti scientifici. Ma il malcostume dei politici italiani e l’abitudine alla cagnara da salotto televisivo su ogni tema – anche il più sacro come quello del diritto alla vita -, ha portato al fiorire di opinioni e opinionisti disposti a tutto pur di guadagnare qualche riga in più sui quotidiani o qualche secondo di esposizione in un tg. Il tutto reso ancor più stucchevole da sorde e partigiane invettive anticlericali o altrettanto interessate difese dell’ortodossia cattolica. Che il ministero della Salute abbia – tramite propri esperti – deciso di istituire un protocollo operativo da consegnare poi al vaglio dell’Istituto superiore di Sanità pare sensato solamente e proprio perché non si tratta di un diktat totalmente vincolante, ma di una indicazione; ma, sotto un’altra luce, la decisione della Turco appare una forzatura che l’Esecutivo ha messo in atto (tra l’altro in un momento di grave crisi istituzionale) senza alcun “preavviso”. Per fortuna, la maggior parte dei medici non applica tali prescrizioni sanitario- burocratiche alla lettera ma invece fa prevalere la valutazione caso per caso ispirata alla vocazione umanistica insita nella professione e simbolicamente espressa dal giuramento di Ippocrate:«Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza… ».Pare francamente improbabile che una équipe medica che si trovi davanti ad un feto-bimbo vitale di 22 settimane decida di non rianimarlo e di negargli tutte le necessarie cure, che si tratti di un parto prematuro spontaneo o che sia l’esito di un estremo tentativo di aborto.«Alla scienza unisci la carità, e la scienza ti sarà utile», dice Sant’Agostino, ma è la stessa legge 194 ad affermare che, in presenza di segni vitali, il piccolo va rianimato. Ad aumentare la confusione mediatica si sono aggiunte la decisione della Regione Lombardia di vietare l’Ivg terapeutica oltre le 22 settimane e tre giorni dal concepimento (un’altra fuga in avanti rispetto al dibattito in atto, di senso contrario rispetto alla forzatura del Ministero), e l’alta litigiosità politica sul tema 194 legata alla proposta di Giuliano Ferrara di moratoria sull’aborto. Quante sono le donne che ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza come sistema anticoncezionale a posteriori? Quante lo fanno per ignoranza delle alternative? Quante perché lasciate sole ed afflitte da problemi economici e personali che ritengono possano essere risolti solo con l’aborto? E ancora:in un mondo che martella precocemente i ragazzi con messaggi consumistici sul sesso, e dove l’educazione alla sessualità e all’affettività è lasciata all’iniziativa di un qualche insegnante di scuola superiore, quante adolescenti si trovano al bivio? In Gran Bretagna le gravidanze indesiderate di madri giovanissime sono ormai diventate una “piaga” sociale, tanto da obbligare l’allora premier Blair a promuovere un massiccio programma educativo. La cronica assenza di senso etico e l’incapacità di assumersi responsabilità davanti ai cittadini italiani, ha portato in Parlamento al fallimento anche dei timidi tentativi di correzione della legge elettorale e del pre-dibattito sulle riforme istituzionali e della giustizia. A questa classe politica – nemmeno in grado di mantenere un rapporto equilibrato con il Vaticano e di interloquire con una “parte sociale” quale la Cei – non si può chiedere di legiferare in modo coerente in materia di bioetica. Da questa casta senza più dignità e vergogna difficile ottenere qualcosa di più che un’ora di avanspettacolo e sguaiate chiacchiere a “Porta a Porta”.

CHE FACCIAMO, RIANIMIAMO?ultima modifica: 2008-02-11T17:29:27+01:00da ritina5
Reposta per primo quest’articolo