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Ecco chi arriva alla Fao

Così l’Iran di Ahmadinejad vessa i cristiani

Decine i convertiti arrestati, altrettanti i giustiziati negli ultimi anni. La guerra degli ayatollah contro i Baha’i

Roma. A Shiraz, il paese d’origine dei Magi, sono stati arrestati dieci iraniani che hanno abbandonato l’islam per convertirsi al cristianesimo. L’organizzazione dei convertiti iraniani rifugiati a Dubai annuncia che sono almeno 35 i cristiani arrestati in Iran dall’inizio dell’anno. E’ uno dei biglietti da visita con il quale il presidente Mahmoud Ahmadinejad arriva a Roma. Questa è la fase più oscurantista dei rapporti fra il cristianesimo e la Rivoluzione islamica, da quando nel 1979 l’ayatollah Khomeini chiese la chiusura immediata delle scuole cattoliche e concesse a tutti i sacerdoti, religiosi e religiose cattolici stranieri, un mese di tempo per lasciare il paese.

Il Parlamento iraniano dovrà discutere una proposta di legge presentata dal governo per la riforma del codice penale. La bozza prevede la pena di morte per chi, nato da padre musulmano, decida di convertirsi. Oggi la pena è assente, anche se nella prassi convertiti al cristianesimo e seguaci della fede sincretista Baha’i sono stati impiccati. Se fosse approvata, sarebbe un caso unico al mondo.
Amici dello scià, classe sociale d’elite, ricchi, educati e molto colti, i Baha’i sono la più grande minoranza religiosa dell’Iran, con circa 300 mila fedeli. Banditi e perseguitati dai mullah iraniani, dal 1979 oltre 200 Baha’i sono stati giustiziati, centinaia sono in carcere, decine di migliaia privati dei più elementari diritti. Tutte le loro istituzioni sono vietate e luoghi sacri, cimiteri e proprietà sono stati confiscati dal governo o distrutti. Molti Baha’i sono stati condannati solo per avere tenuto lezioni di catechismo ai figli. I giovani non possono iscriversi all’università, se non si dichiarano “islamici”. Nel luglio 1994 Mehdi Dibaj è stato ucciso dopo aver scontato una pena di nove anni per aver rifiutato di abiurare la fede cristiana e ritornare all’islam. Considerando l’affermazione dell’eminente religioso sciita Hasan Mohammadi, secondo cui “ogni giorno circa 50 giovani iraniani si convertono in modo segreto al cristianesimo”, il progetto di legge sull’apostasia sancirebbe la fine della libertà religiosa che nel 2004 Giovanni Paolo II aveva invocato con parole dure e chiare di fronte a Mohammad Faridzadeh, ambasciatore iraniano presso la Santa Sede. I cristiani in Iran sono 360 mila su una popolazione di 65 milioni; i cattolici sono 25 mila. Nel nuovo progetto di legge sono individuati due tipi di apostasia: innata, o “fetri”, oppure di origine parentale, “melli”. Nel primo caso, l’apostata ha genitori musulmani, si dichiara musulmano e da adulto abbandona la fede di origine; nel secondo, l’apostata ha genitori non musulmani, diventa musulmano da adulto e poi abbandona la fede. “La punizione nel caso di apostasia innata è la morte. La punizione nel caso parentale è la morte, tuttavia dopo la sentenza finale, per tre giorni il condannato sarà invitato a tornare sulla retta via ed incoraggiato a ritrattare. In caso di rifiuto, la condanna verrà eseguita”.

Ahmadinejad ha presentato l’Iran come uno dei rari paesi nei quali “le minoranze religiosi godono di diritti uguali”. Nel 1994 il pastore protestante Haik Hovsepian venne ucciso e sepolto in una fossa comune con un musulmano convertito al cristianesimo. I figli del pastore hanno partecipato alla realizzazione di un documentario sui cristiani iraniani, “Cry From Iran”. Un convertito, Mehdi Dibaj, è stato giustiziato dopo aver trascorso dieci anni in carcere. Poi c’è stato Hossein Soodman, impiccato nel 1990, mentre Mohammad Bagheri Yousefi fu trovato impiccato a un albero nel 1996. “La vita dei cosiddetti apostati non è mai stata facile in Iran” dice Joseph Grieboski, presidente dell’Institute on Religion and Public Policy di Washington. “Lì non c’è una stanza per il dialogo, solo per la morte”. A metà maggio la polizia ha attuato una serie di arresti contro famiglie di cristiani convertiti. Negli ultimi anni numerosi sono stati giustiziati con l’accusa di “spionaggio”. Secondo Albert Lincoln, segretario generale Baha’i con sede ad Haifa, è l’ultima di una serie di persecuzioni andate crescendo dall’inizio dell’anno. Gli arrestati sono accusati di “relazioni con i sionisti”. Il fondatore dei Baha’i, Baha’u’llah, fu perseguitato dagli sciiti iraniani e costretto a riparare in Israele. L’agenzia iraniana Fars annuncia la creazione di un’organizzazione con lo scopo di combattere il movimento.

A Shiraz, da dove è partita l’ultima campagna anticristiana, si ergeva anche il luogo santo Baha’i. Fu distrutto nel 1979 dai Guardiani della rivoluzione. L’ayatollah Mahallati l’aveva definito “centro dell’empietà e di tutto ciò che vi è di malvagio sulla terra”. Ora si stringe il cappio intorno al collo dei cristiani dell’Iran. Dove persino sul frontespizio del Ketob-e Ta’limate Dini, il manuale di religione usato dalle minoranze non islamiche, campeggia la foto di Khomeini.

di Giulio Meotti  Da Il Foglio

VISITE INDESIDERATEultima modifica: 2008-06-03T12:29:27+02:00da ritina5
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