BALLARE COI LUPI

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Benedetto XVI invita la chiesa a ballare con i lupi

Dal Foglio del 10 marzo 2008

Benedetto non delude mai. La sua sprezzatura mette di buonumore. Ma il suo buonumore è ferrigno. Ha ricevuto il Pontificio consiglio per la cultura e gli ha detto le cose come stanno. Poteva cavarsela con qualche banalità modernista, ingraziarsi il mondo dei dotti secolari, che aspettano solo segni di benevolenza per celebrarsi e celebrare la riconciliazione, come fecero dopo il Concilio Vaticano II. Invece è stato rigoroso, severo, caustico. Ha detto che la gente di mondo, più o meno, se ne infischia della fede cristiana. Nietzsche gli ha dato la notizia della morte di Dio, e loro hanno preso a guardarsi l’ombelico. Nell’ombelico hanno visto il tramonto del mondo borghese-cristiano, e il trionfo della scienza e della tecnica, di un naturalismo evolutivo che non prevede quella grande rottura nella catena dell’essere che è la creatura, più o meno quel che si definisce l’uomo da un paio di migliaia di anni. Su questo c’è poco da aggiungere, da glossare. La percepiamo tutti, la nuova centralità secolare dell’ombelico segnalata dal Papa.
Non si tratta di individualismo, ma di egocentrismo. Non si tratta di libertà ma di vanità. L’individuo è il nucleo della persona, il centro geometrico intorno a cui ruota un sistema di relazioni che comprende l’alto e il basso della vita, certe possibilità come la speranza o il senso del futuro. Dove l’individuo è espropriato del suo potere su di sé, non è la persona che trionfa, ma lo stato. Con il marxismo è successo. Con l’arianesimo è successo. Nel Novecento è successo. Il Papa conosce troppo bene Lutero, che ha deciso di ristudiare a fondo insieme con i suoi vecchi allievi bavaresi, per non diffidare di un generico disprezzo o di una generica devozione verso la libertà del cristiano, che fu oggetto di un celebre discorso del monaco agostiniano riformatore. Sa, Joseph Ratzinger, quanta moderna ambiguità ci sia in quella figura di libertà interiore selvaggia e di sottomissione esteriore totale alla potestas del Principe. La libertà di Ratzinger vive sotto la permanente sorveglianza della ragione, oltre che sotto l’impulso della fede.
Quel che fa la differenza, secondo il discorso del Papa ai suoi intellettuali organici, è che la cultura individualista e ombelicale è entrata da qualche parte anche nella chiesa, e bisogna farla accomodare fuori senza tanti complimenti. Quella persona gentile e preparata di monsignor Gianfranco Ravasi, il nuovo ministro della cultura vaticano, si sarà accorto in quale pasticcio si è ficcato. Il compito decisivo di dialogare con il mondo com’è si accompagna a quello di riscoprire e rideterminare il soggetto ecclesiastico come dovrebbe essere. Cosa non facile. C’è una grande questione culturale che riguarda da vicino l’intera chiesa: perdere ogni complesso di inferiorità, considerarsi alla pari con il secolo nel discorso pubblico intorno ai massimi sistemi e ai minimi dettagli. La chiesa trionfante del Vaticano I, quello dell’infallibilismo, doveva abbassare la testa e farsi umile. La chiesa umile del Vaticano II, quello del maternalismo, deve rialzare la testa e farsi maestra.
Non è un affare di disciplina, di potere temporalista, di etica da ammannire alle masse, è una questione di identità, di eloquenza, di capacità persuasiva. Il crollo dei totalitarismi politici è stato surrogato dalla costruzione di un potente totalitarismo culturale. I modelli di vita pervasivi del tempo moderno hanno destituito di fondamento l’idea, molto laica, che esista qualcosa di separato, di sacro. L’intoccabilità dottrinale della chiesa di un tempo non si può ripristinare, ovviamente. Ma l’immunità culturale di cui gode oggi il conformismo neosecolarista, l’insieme delle mitologie e delle ideologie su cui si basa la pretesa di riformare la chiesa e scardinarne il valore nello spazio pubblico, questa è una frontiera lungo la quale al Pontificio consiglio per la cultura tocca di ballare con i lupi.

Giuliano Ferrara

BALLARE COI LUPIultima modifica: 2008-08-18T11:35:23+02:00da ritina5
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5 pensieri su “BALLARE COI LUPI

  1. Ah, il mitico Ferrara!
    Considerando il fatto che il suddetto, con tutta la caustica intelligenza, il cinismo e la razionalità di cui dispone, non crede nemmeno lontanamente all’esistenza di Dio, mi stupisce ogni giorno di più che diventi un punto di riferimento intellettuale per i cattolici.
    Mi sembra che ciò testimoni una volta di più la debolezza della proposta cattolica al giorno d’oggi.

  2. Ciao, Guido, finalmente ci si risente! Sentivo la mancanza di un interlecutore intelligente, scevro da pregiudizi, obiettivo, ecc., ecc. Ferrara non è un punto di riferimento dei cattolici; alcune sue prese di posizione, alcuni giudizi, sono pienamente condivisibili, per questo li si rileva e li si valorizza. Questo dimostra che molti cattolici – non tutti – apprezzano chi sa cogliere uno spiraglio di verità anche se non fa parte del proprio orto. Sappiamo riconoscere il buono e il giusto in chiunque. Bentornato, carissimo polemista!

  3. Ferrara è, eccome, un punto di riferimento dei cattolici. Almeno di quelli “duri e puri” come te. Quelli, insomma, che considerano Famiglia Cristiana un pericoloso foglio bolscevico e che invece “valorizzano” le prese di posizione di Ferrara citandolo continuamente sul proprio blog.

    P.S. A volte certe frasi apparentemente innocue sono dei veri e propri lapsus freudiani: immagino che non ti sia resa conto dell’immensa presunzione che sta dietro quel “sappiamo riconoscere il buono e il giusto in chiunque”… Ma davvero? Che bravi!

  4. Allora va bene se scrivo TENTIAMO DI RICONOSCERE il buono, ecc. ecc.? Stai attento; rischi il ridicolo se ti appigli a un modo errato di esprimermi, non sto col dizionario in mano; forse dovrei, per essere all’altezza di cotanto lettore, ma sai, non bado molto alla forma; ma a te non garba ne la forma ne il contenuto.
    Se tu dici una cosa giusta io l’apprezzo, il guaio è che vuoi soltanto polemizzare, sminuendo e demolendo (almeno ci provi) il pensiero dell’altro.
    Magari FC fosse un foglio bolscevico; si saprebbe con chi si ha a che fare; invece è il classico giornale clerico-ipocrita. Ma questo è un mio giudizio e non conta.
    Per caso sei un parente di Sciortino?
    Non sono una cattolica dura e pura, sono solo una poveraccia che vive in perfetta letizia la sua fede, e che si allena, con santa pazienza, a sopportare le mosche, le zanzare, il raffreddore, i reumatismi, il mal di denti e le persone moleste!

  5. Alla filastrocca della sempliciotta che vive in perfetta letizia la sua fede non ci credi nemmeno tu. 🙂
    Alla fine sotto tanti giri di parole concludi sempre con sarcasmo personale o con qualche velato insulto, cosa che io, per quanto polemico, non faccio mai.
    Comunque sì, è meglio, molto meglio, se invece di “sappiamo” scrivi “tentiamo di”!
    Sai, tu spari spesso giudizi piuttosto pesanti per essere una semplice, poveraccia eccetera… non sarai dura e pura ma bolli come clerico-ipocrita il giornale più letto dai cattolici italiani.

    FC fa 3,5 milioni di lettori alla settimana, quindi è di certo più “popolare” di Giornale, Foglio, Tempi e 30Giorni messi insieme. Difficile rimproverargli, come fa monsignor Negri, di non essere a contatto con i “bisogni della gente”.
    E poi è sempre la solita storia: se fa comodo, il popolo va assecondato; se no, va educato. Se FC fa campagna contro le unioni gay, tutto a posto, se la fa contro gli sgomberi dei campi rom, sono dei farisei intelletualoidi comunisti lontani dalla gente.
    Forse vi dà fastidio tanto pluralismo di idee all’interno del mondo cattolico? Ci sono cattolici che, al contrario di voi, vedono un pericolo “fascista” nel governo Berlusconi: e allora? Alla fine si tratta di opinioni: si chiama libertà di stampa, mi pare.

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