Libertas Ecclesiae e dintorni

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“Gli illuministi non volevano abolire i valori cristiani [ ….] ma non volevano seguire la Chiesa, non volevano continuare a riconoscere Cristo come decisivo per la vita. Allora difendevano i frutti che Cristo aveva portato separandoli dall’origine; hanno voluto fare un cristianesimo senza Cristo, difendendo i valori cristiani a prescindere dalla fonte, dalla sorgente di questi valori”. E’ uno stralcio da Romano Guardini, citato da Don Carròn, per spiegare che non hanno senso le battaglie sui “valori” di per sé – la vita, la famiglia – se non se ne afferma l’origine e il significato.

E’ profondamente vero, ed è il motivo per cui, per esempio, non abbiamo seguito l’amico Giuliano Ferrara quando alle scorse elezioni politiche ha presentato la lista contro l’aborto, pur condividendone – ovviamente – lo scopo: non sono i discorsi sulla sacralità della vita che fanno cambiare idea ad una donna decisa ad abortire.

Noi chiediamo innanzitutto la libertas ecclesiae, la libertà della Chiesa di esistere, e usiamo questo come criterio per scegliere, ad esempio, quale partito votare o quali candidati scegliere alle elezioni.

Ma dobbiamo capire bene cosa significa adesso, ai nostri giorni, chiedere la “libertas ecclesiae”, nel nostro paese, altrimenti rischiamo di equivocare quanto detto finora.

Alcuni miei amici dicono che Libertas ecclesiae significa poter costruire le nostre opere – dalle scuole, al Banco Alimentare, al Meeting – per fare esperienza e testimoniare la bellezza dell’incontro fatto.

Ma allora dovremmo anche ammettere che se domani, ad esempio, la Corte Costituzionale consentisse anche la diagnosi preimpianto degli embrioni, o la fecondazione eterologa, per le nostre opere non cambierebbe niente: ci sarebbe lo stesso il Meeting, faremmo ugualmente la Colletta Alimentare, le nostre scuole continuerebbero ad esistere.

E d’altra parte nella Spagna di Zapatero l’introduzione del matrimonio omosessuale non ha impedito certo ai cattolici di andare in piazza – ci sono andati a milioni – ai vescovi di parlare, ai movimenti e alle famiglie cattoliche di esistere e di operare, di continuare ad esempio le loro opere di carità.

Quindi leggi di questo tipo non impediscono la libertas ecclesiae, se con questa espressione si intende semplicemente la possibilità di costruire le nostre opere, e testimoniare pubblicamente.

Allora, le possibilità sono due: (continua a leggere…)

Libertas Ecclesiae e dintorniultima modifica: 2009-07-04T20:25:28+02:00da ritina5
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