Come un cielo stellato

“Quando proverete tristezza nel vostro animo, guardate le stelle oppure il cielo di giorno. Quando siete tristi, offesi, sconsolati o sconvolti per un tormento dell’anima, uscite all’aria aperta e fermatevi in solitudine immersi nel cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”. (Pavel Alexandrovic Florenskij, Testamento)

IL VUOTO E IL PIENO
Forse molti di quelli che mi leggono all’epoca erano troppo giovani, ma altri ricorderanno com’era l’arte nei primi anni ’70.

Allora il massimo del trendy erano disegni che sembravano schizzati da un bambino con scarse conoscenze anatomiche, mal colorati, ma metafisicamente significativi (nell’opinione degli autori) di questo o quel concetto. Quei quadri, quegli acquerelli ora sono, per fortuna dell’umanità, in larga parte spariti. Se ne trova ancora traccia nella bancarella di qualche robivecchi, dove rimangono invenduti sul retro. Oppure appesi nelle camere da letto in qualche cantina o casa di vacanze, accanto a comodini dome ammuffiscono i ricordi di viaggio di zie defunte. E nei nuovi lezionari CEI, dove intercalano le letture per le messe.

Il sacerdote che me li ha mostrati aveva la voce che tremava leggermente, mentre girava i fogli. Li aveva usati per qualche tempo prima che un altro prete glieli facesse notare. La mente a volta rifiuta di vedere l’orrore.

Per l’ascensione si vede quello che pare essere un piede che decolla nell’angolo superiore di una macchia verde vomito. La pentecoste sono un manipolo di figuri dall’espressione lobotomizzata in giacca e camicia. La resurrezione… la resurrezione è un rettangolo disegnato che potrebbe essere una scatola da scarpe vuota ed invece è probabilmente un sepolcro, anch’esso vuoto, con un frammento d’ala improbabilmente giustapposto in un riquadro. A guardarlo mi è preso un senso di nausea. Di vuoto. Niente di umano, o divino, lì.

Mancando sia dell’umano che del divino quelle opere mancano innanzi tutto di bellezza. Come ha ricordato il Papa, “(…) Una funzione essenziale della vera bellezza, infatti, già evidenziata da Platone, consiste nel comunicare all’uomo una salutare “scossa”, che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo “risveglia” aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto.”
Quella bellezza di cui già Von Balthasar diceva acutamente che “non è più amata e custodita nemmeno dalla religione“. E concludeva: “Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come il ninnolo esotico di un passato borghese, di costui si può essere sicuri che – segretamente o apertamente – non è più capace di pregare e, presto, nemmeno di amare“.

Se uno pensa ai capolavori dell’arte del passato, ai Messali miniati a mano con incredibile cura, uno a uno, lodando Dio…si comincia a capire perché spesso le chiese siano vuote.
Sono vuote di corpi umani perché l’umano è stato bandito: quell’umano che ha sete di bellezza e verità, non di sepolcri vuoti o prediche moralistiche. Il senso del sepolcro vuoto è che chi c’era dentro adesso è presente. La tomba può essere vuota, ma la realtà non lo è più. Le parole che accompagnano quelle illustrazioni vuote sono dense di sangue e carne, quel sangue e quella carne che ogni giorno sono presenti sul’altare e, fisicamente, dentro la Chiesa.
Mi auguro che possano ritrovare un accompagnamento degno poichè come richiama ancora Benedetto, “La via della bellezza ci conduce a cogliere il Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, Dio nella storia dell’umanità.”

Berlicche socio di  SamizdatOnLine

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Come un cielo stellatoultima modifica: 2009-12-05T15:36:28+01:00da ritina5
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