MILANO «Qui non è l’inferno: c’è una storia che non si ferma mai»

di Maria Acqua Simi

17/02/2010 – Un delitto e scoppia la guerriglia urbana. Breve viaggio in via Padova dopo gli scontri dei giorni scorsi. Tra paura e bande straniere, un parroco ci racconta la vita nella “kasbah” milanese. Sorretto dalla «vera giustizia» che tutti cercano

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Via Padova, nella zona est di Milano, dopo gli
scontri tra immigrati e polizia.

La prima cosa che vedi in via Padova sono vetri di bottiglia rotti, ovunque. E poi rivoli di birra e piscio che dal marciapiede colano fin sulla strada. Gli autobus arrancano stracarichi di gente, i negozi rivelano una realtà complessa: il Japan Food e il kebab, il caffè gestito da sudamericani e la macelleria islamica Awlad. Per strada latinos, egiziani, cinesi, peruviani. Italiani pochi.
Da qualche giorno, la polizia pattuglia la zona palmo a palmo. A Maria, portinaia meridionale di stanza in via Padova da una vita, sembra di vivere «in una prigione». Parlerebbe per ore. E si capisce che lo fa ad uso e consumo dei giornalisti. Che a decine, con flash e telecamere, si aggirano per il quartiere. Ma la verità è che qui, d’inferno, non si può proprio parlare. Lo spiega bene don Piero Cecchi, parroco di San Giovanni Crisostomo, l’unica chiesa della zona ad affacciarsi direttamente su via Padova.
«Non è l’inferno, non ci sono guerre tra etnie», spiega. «Quello che emerge dai fatti di questi giorni è un grande bisogno di giustizia, che va ascoltato ed interpretato. Sa cosa dice il Papa quando parla della giustizia? Ricorda un’espressione ebraica, sedaqah: significa, da una parte, accettazione piena della volontà di Dio; dall’altra, equità nei confronti del prossimo. Quindi del povero, dell’orfano, dello straniero. E i due significati sono legati, perché per l’israelita dare al povero è il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo».
Mentre don Piero parla, intorno a lui si affaccendano diverse persone. Stanno scaricando da un camion i pacchi del Banco Alimentare e preparandosi per la distribuzione alle famiglie bisognose. Che qui sono tante e di etnie diverse, ma con le stesse esigenze. «Per affrontare tutto questo sono necessarie legalità e preghiera. Una convivenza è possibile se ci sono delle norme e dei patti che permettono alle persone che hanno storie diverse e culture differenti di riconoscersi e di rispettarsi. Ma poi serve la preghiera per affrontare la sproporzione che sentiamo di fronte a problemi più grandi di noi. Non possiamo dimenticarci di quel Dio che si è compromesso con la nostra storia fino a dare la sua vita». Don Piero è di fretta, è tutto il giorno che lo cercano e adesso è l’ora del catechismo. Me la butta lì. «Scambi due parole con don Nicola, che si occupa dei ragazzi dell’oratorio».
Lo faccio. Ed è una fortuna. Perché don Nicola Porcellini, che della parrocchia è vicario, non spreca tanto fiato. Va dritto al sodo. Dice che i problemi più grandi sono la paura e la rabbia, «i due strumenti che il male usa per dividere e far vacillare l’uomo». E nel dirmelo mi racconta di Ahmad, un bambino egiziano di dodici anni che va al doposcuola. «Ieri stavamo finendo i compiti, quando mi guarda e mi dice: “Ho paura che la polizia mi venga a prendere”. Di fronte a lui mi sono reso conto che non dovevo far finta di niente, cancellare con una pacca sulla spalla i suoi timori. Ma fargli compagnia. Così l’ho rassicurato, e poi abbiamo finito i compiti». Non nasconde le difficoltà, spiega che negli ultimi anni sono venute meno le figure dei mediatori culturali e che mancano anche i finanziamenti per l’“educativa di strada”, cioè per tutte le attività che accompagnano la crescita dei ragazzi.
Don Nicola racconta che, sempre ieri, alcuni ragazzi dei quartieri vicini che lo aiutano al doposcuola erano incerti se venire a dargli una mano coi bambini, per via dei fatti di questi giorni. Lui non ha intavolato gran discorsi, ha solo chiesto: «Ma ci lasciate qui da soli?». Due ore dopo erano lì tutti. «La questione è esserci. Poi ovvio, non risolvo io i loro problemi. Però mi carico delle loro paure certo di quella Presenza, Gesù, che è l’unica che può consolare. E che permette a me di muovermi così, ora».
Ricorda molto don Bosco, quando dice che c’è bisogno di una proposta educativa valida, di qualcosa per cui valga la pena muoversi. E questo si traduce nel dover scendere in strada a cercare i ragazzi o nell’organizzare un torneo di calcetto tra egiziani e sudamericani. «Non mi chieda chi ha vinto, non lo so. Ma è stato un bellissimo momento di amicizia». Perché all’oratorio di San Giovanni Crisostomo, lo sport è una disciplina che non serve solo a sgranchirsi le gambe. «Attraverso il calcio i ragazzi qui imparano l’ordine, le regole, il gioco di squadra». Imparano a stare insieme. Tutti: Maicol l’italiano, Mohamed e pure quelli “del gruppo della strada”, sedicenni nordafricani che la sfida di don Nicola ancora non l’hanno raccolta. «Però c’è stima, e da quella si può costruire». Per ripartire, chiediamo noi? «Non ci siamo mai fermati», sorride lui.
da Tracce


MILANO «Qui non è l’inferno: c’è una storia che non si ferma mai»ultima modifica: 2010-02-18T00:23:13+01:00da ritina5
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2 pensieri su “MILANO «Qui non è l’inferno: c’è una storia che non si ferma mai»

  1. In un esorcismo che riporta Domenico Mondrone nel suo libro “A tu per tu col Maligno” (La Roccia,Roma ), satana gli dice:

    “Non vedi che il suo regno (di Gesù) si sgretola e il mio si allarga giorno per giorno sulle rovine del suo? Provati a fare il bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano le mie. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell’ateismo militante, che è il rifiuto totale di Lui. Ancora poco tempo e il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministri (la luce più è radiosa e più infastidisce Satana; non sono le lampadine spente dei poveri peccatori ad impensierirlo. Egli perciò si scatena contro i ministri di Dio! – n.d.a ). Ho scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora ero riuscito di ottenere. Avete quel vostro pecoraro vestito di bianco che tutti i giorni chiacchiera, grida, blatera. Ma chi lo ascolta? Io ho tutto il mondo che ascolta i miei messaggi e li applaude e li segue. Ho tutto dalla mia parte. Ho le cattedre con le quali ho dato scacco alla vostra filosofia. Ho con me la politica che vi disgrega. Ho l’odio di classe che vi dilacera. Ho gli interessi terreni, l’ideale di un paradiso di terra che vi accanisce gli uni contro gli altri. Vi ho messo in corpo una sete di denaro e di piaceri che vi fa impazzire e vi sta riducendo in un’accozzaglia di assassini. Ho scatenato in mezzo a voi una sessualità che sta facendo di voi una sterminata mandria di porci. Ho la droga che presto farà di voi una massa di miserabili larve di folli e di moribondi. Vi ho portati ad ottenere il divorzio per sgretolare le famiglie. Vi ho portati a praticare l’aborto con cui fate stragi di uomini prima che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lo lasco intentato, e ottengo ciò che voglio: ingiustizie a tutti i livelli per tenervi in continuo stato di esasperazione; guerre a catena che devastano tutto e vi portano al macello come pecore; e insieme a questo la disperazione di non potersi liberare dalle sciagure con le quali devo portarvi alla distruzione. Conosco fin dove arriva la stupidità degli uomini, e la sfrutto fino in fondo. Alla redenzione di quello che si è fatto ammazzare per voi bestie ho sostituito quella di governanti massacratori, e voi vi buttate al loro seguito come stupidissime pecore. Con le mie promesse di cose che non avrete mai sono riuscito ad accecarvi, a farvi perdere la testa, fino a portarvi facilmente dove voglio. Ricorda che io vi odio infinitamente, come odio Colui che vi ha creati”. Poi aggiunse: “In un secondo momento mi lavorerò uno per uno i parroci rispetto al loro pastore. Oggi il concetto di autorità con funziona più come una volta. Sono riuscito a dargli uno scossone irreparabile. Il mito dell’ubbidienza sta tramontando. Per questa via la Chiesa sarà portata alla polverizzazione. Intanto vado avanti con la decimazione continua dei preti, dei frati e delle suore, fino ad arrivare allo spopolamento totale dei seminari e dei conventi; tolti di mezzo i Suoi “operai della Vigna”, subentreranno i miei e avranno via libera nel loro lavoro definitivo”. Quindi rivelò:

    Quali sono i suoi migliori collaboratori: “A me preme incrementare il numero dei preti che passano dalla mia parte. Sono i migliori collaboratori del mio regno. Molti o non dicono più messe o non credono a ciò che fanno sull’altare. Molti di essi li ho attirati nei miei templi, al servizio dei miei altari, a celebrare le mie messe. Vedessi che meravigliose liturgie ho saputo imporre loro a sfregio di quelle che celebrate nelle vostre chiese. Le mie messe nere”.
    Quali sono i suoi più grandi nemici: “Quelli legati alla Sua amicizia, quelli che Egli riesce a conservare sempre suoi. Quelli che lavorano e si consumano per i suoi interessi che zelano la sua gloria. Un malato che per gli amici soffre e si offre per gli altri. Un prete che si conservi fedele, che preghi molto, che non si sia mai fatto contaminare, che si serve della messa, di quella tremenda maledettissima messa, per farci un male immenso e strapparci una moltitudine di anime. Questi sono per noi gli esseri più odiosi, quelli che maggiormente pregiudicano gli affari del nostro regno”.
    Infine satana, mostrandogli una folla sterminata di giovani in una piazza di città gli disse: “Guarda, guarda che spettacolo meraviglioso!… E’ tutta gioventù passata dalla mia parte. E’ gioventù mia. Molta l’ho irretita con la lussuria, con la droga, con lo spirito del materialismo ateo. Quasi tutti sono venuti sù senza i soliti sciacqui battesimali. Questi giovani sono passati attraverso scuole programmate su ateismo sindacale. Lì hanno imparato che non è stato quello di lassù a creare l’uomo. Ora sono agguerriti a una lotta attiva contro di lui, che resiste a scomparire. Ma scomaprirà. E’ fatale! Questi miei giovani hanno imparato a disfarsi di tutte le cosiddette verità eterne. Per essi esiste solo il mondo materiale e sensibile. E’ stato un gigantesco lavaggio al cervello, e ci serviremo di questo per tutti coloro che osassero ancora tenersi aggrappati alle vecchie credenze. Egli deve scomparire in modo assoluto dalla faccia della terra. Presto verrà il giorno che neppure il suo nome verrà più ricordato. Le poche cose di resistenza che non riusciremo ad eliminare con la nostra filosofia, le annienteremo col terrore. Ci sono per i resti decine e decine di lager dove li manderemo a marcire. Così per tutti i paesi della terra. Uno dopo l’altro devono cadere ai miei piedi, abbracciare il mio culto, riconoscere che l’unico signore del mondo sono io…”
    In una seduta medianica: “Io copro di rovine il mondo, lo inondo di sangue e di lacrime; io deformo ciò che è bello, rendo sordido ciò che è puro, abbatto ciò che è grande; faccio tutto il male che posso e vorrei poterlo aumentare fino all’infinito. Io sono tutto odio, niente altro che odio. Se conosceste la profondità, l’altezza e la larghezza di quest’odio, avreste un’intelligenza più vasta di tutte le intelligenze che vi furono fin dal principio del mondo, anche se queste intelligenze fossero riunite in una sola. E quanto più odio, tanto più soffro, ma il mio odio e le mie sofferenze sono immortali come me, perché io non posso non odiare, come non posso non vivere sempre. Ciò che accresce in me questa sofferenza, ciò che moltiplica questo odio è il pensare che io sono stato vinto, che odio inutilmente e che faccio tanto male inutilmente. Ma che dico, inutilmente? No! Una gioia l’ho, se posso chiamarla tale; è l’unica gioia che io abbia; quella di uccidere le anime per le quali Egli ha versato il Suo sangue, per le quali è morto, risorto e salito in cielo. Ah, si! Io rendo vana la sua incarnazione, la sua morte; le rendo vane queste cose per le anime che uccido. Capite? UCCIDERE UN’ANIMA!!! Egli l’ha creata a Sua immagine, l’ha amata di un amore infinito, per lei fu crocifisso. Ma io quest’anima gliela prendo, gliela rubo, la uccido e la perdo con me. Io quest’anima non la amo, ma l’odio sommamente; eppure essa mi ha preferito a Lui. Come mai io dico queste cose? Vi potreste convertire, anche voi! Potreste scapparmi! Eppure debbo dirle queste cose, perché Egli mi costringe. Volete sapere quanto io soffro e quanto odio? Io sono capace di odio e di dolore nella stessa misura con cui ero capace di amore e di felicità. Io, Lucifero, son divenuto satana, l’avversario. In questo momento io ho tutta la terra nel mio pensiero, tutti i popoli, tutti i governi, tutte le leggi. Ebbene, io tengo la direzione di tutto il male che si prepara. E, dopo tutto, quale vantaggio me ne viene? Io sono stato vinto già prima! Tuttavia qualche vantaggio l’ho ricavato; io gli uccido delle anime, delle anime immortali, delle anime che Egli ha pagato sul Calvario” ( J.Daniel, Lucifero smascherato, EP).

    tratto da:
    http://www.mariadinazareth.it/inferno%20libro%20a%20tu%20per%20tu….htm

    vedi anche:
    http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/08/cosa-serve-la-crisi-finanziaria-parte-2.html
    http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/05/il-sistema-in-cui-viviamo-il-sistema.html
    http://www.filosofiapolitica.net/showArticle.asp?ID=03-02-09-Hoppe&IDArea=2&dateReview=03-02-2009&typeMenu=0&showMenu=true

    FILIPPO MATTEUCCI

  2. Non dimenticare le grandi Parole: “Non praevalebunt!” Guardiamo e chiediamo anche per noi, la semplicità, la fede e la letizia del Papa. La Madonna è con noi e nulla ci potrà nuocere. Grazie dell’articolo, davvero sembra l’immagine dei nostri tempi; che siano gli ultimi…?

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