PENNE NERE

 

Un omaggio grato al più umano ” corpo” del nostro esercito; gli Alpini!         


Adunata a Bassano • La città da tre giorni è pacificamente invasa da più di 400mila persone in arrivo da tutto il mondo • Il vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo, ha celebrato la messa davanti a 10mila ‘penne nere’ sul monte Grappa, teatro di cruente battaglie durante la Grande guerra: «La pace si costruisce ogni giorno. Trasmettete ai giovani gli ideali dell’alpinità • I partecipanti: «La nostra è una grande famiglia che crede nei valori» • In 90mila sfilano oggi nella città vicentina, 60 anni dopo la precedente adunata alla presenza di De Gasperi
di Francesco Dal Mas
Tratto da Avvenire del 11 maggio 2008

Alpini di pace sul ponte di Bassano, meglio conosciuto in tutto il mon­do come ‘il ponte degli alpini’.

«Perché alpini di pace? Osservi lassù, il monte Grappa. Quanti sono morti nella Prima guerra mondiale? Noi alpini che ab­biamo fatto la guerra, sappiamo quanto è brutta». Modenese, 86 anni, una lunga bar­ba bianca, Pasquale Corti, reduce della campagna di Russia, è uno delle 90mila penne che oggi sfileranno lungo le strade di Bassano in occasione dell’81esima a­dunata nazionale dell’Ana, l’associazione nazionale degli alpini. La città è invasa pacificamente or­mai da tre giorni. Oggi fra ‘boce’, ‘veci’, familiari, amici e popolazione locale saranno più di 400mila. Tra una sezio­ne e l’altra anche gli ultimi muli dell’esercito, salvati dalla macellazione nel 1993 da Antonio De Luca di Vittorio Ve­neto. I primi a marciare saranno gli alpini provenienti dal­­l’estero, perfino dall’Australia. Inizieranno poco dopo le 8. Gli ultimi, i vicentini, dopo le 17. Tutti al passo del ’33’. Sen­za soluzione di continuità. «Dimostreremo che l’Italia non è solo quella negativa di quei cinque mascalzoni di Vero­na. C’è del buono non solo nella grande famiglia degli al- pini, che crede nella patria, nella responsabilità, nella voglia di far bene. C’è in tante altre realtà. Pen­so alla gente che fa onestamente il suo lavoro, vive con dignità, la­vora, ha degli ideali». Bassano è stata scelta perché quest’anno ri­corre il 90esimo anniversario della fine della Prima guer­ra mondiale, con battaglie cruente da queste parti, in par­ticolare sul Monte Grappa, che è un unico, grande sacra­rio. Ma anche perché qui si tenne 60 anni fa la preceden­te adunata, alla presenza di Alci­de De Gasperi. E proprio da Cima Grappa – da dove lo sguardo con­quista la pianura fino a Venezia ­il presidente dell’Ana, Corrado Pe­rona, ha raccomandato: «Un pae­se che non si gira indietro, che perde la memoria, non può crescere». Tanto meno nella pace, nella coesione, nella reciproca collaborazione. Co­me ha osservato il vescovo di Padova, mons. Antonio Mat­tiazzo, celebrando davanti a 10mila alpini sul Grappa. «La pace si costruisce ogni giorno», ha detto, sollecitando quan­ti aveva davanti a «trasmettere alle nuove generazioni i va­lori dell’alpinità». La solidarietà, anzitutto; l’attaccamen­to alla famiglia, il rispetto reciproco, il sacrificio.

Oggi in sfilata anche Fausto Pajar, scrittore, reduce dalla pubblicazione di ‘Santi montanari’. «Anche gli alpini han­no il loro santo: Maurizio di Agaune, il protettore delle pen­ne nere e dei Generali. La vicenda ha origine «da una le­gione di militari di Tebe: 6. 666 legionari, comandati da Maurizio, vengono trasferiti per nave in Italia, spediti ‘pe­dibus calcantibus’ nel Vallese, sulle Alpi, in piena neve, per esercitare la repressione in un’area turbolenta a ridosso dei confini dell’impero». Prima del trasferimento, la Le­gione passa per Gerusalemme dove entra in contatto con i cristiani e diventata cristiana – racconta Pajar – poi il grup­po passa per Roma (rinsaldando la sua fede) e alla fine giunge a Ottoduro (oggi, Martigny). Acquartierata ad A­gauno, la Legione riceve l’ordine di partecipare alle ceri­monie sacrificali pagane per propiziare gli dei nell´immi­nente operazione di pulizia etnica nei confronti di popo­lazioni ostili all´imperatore e dichiaratamente cristiane. «Finché Cesare ci comanda di combattere contro i nemi­ci dell’impero, noi siamo pronti all’obbedienza. Ma non possiamo perseguitare i cristiani né possiamo partecipa­re a sacrifici idolatri». Cosi Maurizio decise di disubbidire all’imperatore. E diventa l’icona dell’obbiedienza di cui è geloso il Corpo degli alpini.

 Grazie a Il Mascellaro

PENNE NEREultima modifica: 2008-05-12T00:53:35+02:00da ritina5
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