BISOGNO DI OPEROSA STABILITA’

Richiamo della Cei

“C’è bisogno di operosa stabilità”. Il Cardinal Bagnasco sprona la politica


27 Maggio 2008

Il Cardinale ha anche parlato di un “patto di cittadinanza” da proporre agli immigrati

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Il cardinale Bagnasco ha dedicato ben tre lunghi paragrafi della sua prolusione pronunciata davanti ai vescovi italiani riuniti in assemblea, all’attualità politica del nostro paese. Animato da un sano realismo, che si sintonizza con facilità sul comune sentire della nostra gente, e nello stesso tempo di una visione d’insieme dei problemi, il cardinale ha fatto un discorso di alto profilo politico – più che degno di un autentico “governo ombra” – ed ha perfino coniato una espressione di vero spessore politico: operosa stabilità.

In Italia c’è bisogno di una “operosa stabilità, ha detto, confermando la sostanziale sintonia con il clima politico nato dalle ultime elezioni, con la sollecitudine a fare dimostrata dal nuovo esecutivo ed anche con il nuovo clima di rispettoso dialogo con l’opposizione, perché la operosa stabilità non è solo del governo ma dell’interso sistema politico.

L’aggettivo “operosa” riguarda i tempi, che secondo il cardinale, non ammettono più dilazioni: non tergiversare davanti all’incombere dei problemi è un dovere morale. Il sostantivo “stabilità” significa affrontare i problemi nuovi avendo però anche in mente il quadro della nostra identità nazionale, gli accordi ideologici già raggiunti, le intese etiche acquisite, che non possono venire stravolte in modo imprudente. E’ il caso dei temi della famiglia e dell’immigrazione.

Nel primo caso – la famiglia – la stabilità è data dal rispetto di un quadro acquisito: la legge 40, il referendum, la mobilitazione popolare contro i Dico, la raccolta di firme per un fisco a misura di famiglia da parte del Forum delle associazioni familiari. L’operosità va attuata dentro questo quadro e non contro di esso. Parole dure, in questo senso, il cardinale Bagnasco ha rivolto all’iniziativa dell’ex ministro Turco che, al novantesimo minuto della vita del suo governo, ha emanato delle linee guida per l’attuazione della legge sulla fecondazione assistita, che comportano oggettivamente “il rischio di promuovere una mentalità eugenetica”.

Si trattava di operosità, ma non nella stabilità. Bagnasco è perfino riuscito a rivalutare positivamente il silenzio sui temi etici tenuto in campagna elettorale, interpretandolo come “prudenza” da continuare a mantenere anche oggi.

Nel secondo caso – gli immigrati – il cardinale chiede una concreta operosità che promuova una effettiva integrazione e non la creazione di ghetti, ma nella stabilità, ossia nel riconoscimento anche di una identità della nazione italiana, che ha diritto a non essere stravolta dai flussi migratori. Al “buonismo” di alcuni ambienti cattolici, Bagnasco contrappone il realismo della tutela di tutti gli interessi in gioco. Molto efficace la proposta di un “patto di cittadinanza”, con tanto di diritti e doveri, da proporre agli immigrati. Il che implica, naturalmente, che noi per primi sappiamo quali siano i diritti e i doveri di cui chiedere il rispetto. Come dire che il vero problema non sono gli immigrati ma noi, o meglio la percezione della nostra identità. Una cultura non può essere aperta alle altre se non sa chiedere rispetto per se stessa.

Lo steso criterio è stato adoperato da Bagnasco per i temi dei rifiuti, delle pensioni, del potere d’acquisto delle famiglie e dei morti sul lavoro: su tutti questi temi le lungaggini offendono i citadini e le risposte devono essere efficaci ed equilibrate. Una chiesa che vive dentro la società, una chiesa di popolo – il cardinale ha anche citato indirettamente Macaluso: “A parlare col popolo sono rimasti solo i parroci” –, una chiesa che vive sui “sagrati”, ossia in dialogo, in amicizia, in ascolto del mondo e che ha il polso della situazione e proprio su questo, anziché su privilegi acquisiti, fonda la propria autorevolezza e chiede di essere ascoltata.

Da ultimo, il cardinale è intervenuto anche sul tema della sicurezza, definendola un’“esigenza incoercibile di persone e famiglie”. La sintonia con il sentire della gente e con l’azione del governo anche qui è palpabile, ma Bagnasco vi aggiunge una osservazione di grande importanza: l’isolamento e la paura sono anche di ordine morale. La stabilità che permette la operosità concerne anche i valori, che “devono interiormente rassicurare le persone, e renderle più salde”.

Bene, quindi la stabilità politica che permette un governo di cinque anni; bene la stabilità del dialogo tra maggioranza ed opposizione; ma l’Italia ha bisogno anche di una stabilità di punti di riferimento su cui fondare una cittadinanza etica condivisa. Da L’ Occidentale ( www.loccidentale.it/  )

BISOGNO DI OPEROSA STABILITA’ultima modifica: 2008-05-27T12:58:53+02:00da ritina5
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