SE IL VESCOVO PERDE I FERRI DEL MESTIERE

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di
Filippo Di Giacomo

Tratto da La Stampa del 17 giugno 2008

Ha scritto McLuhan: «Quando si parla di religione, i paradossi sono normali». Il sociologo canadese nato battista ed entrato «in silenzio e in ginocchio nella Chiesa Cattolica», intendeva mettere in guardia coloro che indulgevano nella tentazione di pensare che la fede autorizzi l’intelligenza a sorvolare sulle contraddizioni e appiattirsi su verità approssimative.

Sul settimanale Chi appaiono le foto d’una signora musulmana, molto nota in Italia, mentre fa da madrina a un battesimo cattolico. Il Codice di diritto canonico, al canone 874, §1, 3° prevede che tale compito possa essere svolto solo da un battezzato cattolico che abbia «ricevuto la confermazione e il santissimo sacramento dell’Eucaristia e conduca una vita conforme alla fede ed all’incarico che assume». Che una non cristiana partecipi alla gioia di un rito battesimale cattolico fa piacere e può aiutare a ben sperare nel futuro di questo Paese. Inoltre, non essendo cattolica, la signora non era certamente tenuta a conoscere le leggi della Chiesa. La stessa giustificazione però può essere addotta dall’arcivescovo che ha celebrato il rito? Il paradosso del battesimo «cristianislamico» è tutto qui, interamente compreso nella reiterata facilità con la quale anche gli uomini di Chiesa amano inchinarsi davanti alla fama e alla ricchezza, idoli di questo mondo.

In una città laziale, negli stessi giorni, il vescovo non ha concesso la celebrazione delle nozze religiose a un battezzato diventato tetraplegico dopo un incidente. Dai media è emerso il messaggio seguente: quelle nozze, se celebrate, sarebbero state nulle perché lo sposo, data la condizione fisica, appariva inabile alla consumazione del matrimonio. Come dire, sempre mediaticamente parlando, che la paradossale guerra che in nome dell’amore umano il cattolicesimo si diletta a condurre proprio contro l’amore umano ha vissuto un’altra antipatica scaramuccia. Guerra paradossale, almeno nel caso laziale, perché il diritto della Chiesa, dal XII secolo in poi, è tassativo nel precisare che la causa genetica del matrimonio risiede nel consenso e non nel «concubitus». Neanche un seminarista si permetterebbe di dubitare che un matrimonio rato ma non consumato sia un matrimonio nullo. Infatti non può essere sottoposto a nessuna dichiarazione di nullità. Può essere solo, se necessario «per il bene della propria anima», sciolto dal Papa in forza della sua potestà di Vicario di Cristo creando così, nell’opinione dei giuristi che al «potere delle chiavi» non attribuiscono nessun senso, una situazione giuridica del tutto simile a quella provocata dalla sentenza di un giudice civile che dichiari sciolti i vincoli di un matrimonio con il divorzio. Lo «jus connubii», il diritto di contrarre matrimonio per tutti, e quindi anche per i diversamente abili, è riconosciuto dalla Chiesa nel canone 1058 del diritto canonico vigente. Ed è confermato dall’adesione della Santa Sede alla «Carta dei diritti della famiglia» del 1983.

Come ha notato Franco Garelli su questo giornale, quando i nostri vescovi arrivano sui media per qualcosa che hanno detto oppure fatto, danno spesso l’impressione che, anche quando pongono il problema dell’identità cattolica, dalla loro cassetta degli attrezzi facciano fatica a trovare gli strumenti specifici del cattolicesimo, cioè l’annuncio, la testimonianza della fede, la promozione di una visione integrale dell’uomo. Salvo errori, per definizione un vescovo è un battezzato che quando parla di temi importanti come la generazione, la nascita, la vita, l’educazione, la famiglia, l’amore, l’eros, la morte lo fa soprattutto per obbedire, lui per primo, a quello che Cristo ha consegnato all’umanità nel Vangelo. Magari, facendo prevalere il rispetto delle leggi liturgiche anche di fronte al desiderio di una persona importante, ed evitando di usare il diritto della Chiesa come un mazzuolo da scagliare contro un cristiano costretto a vivere la propria inabilità. Grazie a Il Mascellaro
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SE IL VESCOVO PERDE I FERRI DEL MESTIEREultima modifica: 2008-06-18T01:25:44+02:00da ritina5
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