STRANI UOMINI IN MEZZO A NOI…

L'immagine “http://www.ffbetania.it/img/Sacerdote.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.TALORA BISOGNA DIRLO
  AL PRETE NOI VOGLIAMO BENE

  MARINA CORRADI

I
n un tempo che accetta e esalta o­gni più ampia declinazione della li­bertà individuale, ogni genere di le­game, ogni facoltà di recedere quan­do si voglia dalla scelta fatta, c’è una figura che viene rappresentata spesso come incomprensibile, e anacronisti­ca, quasi assurda, un resto del passa­to che dovrà cedere agli urti della mo­dernità impellente. Questa figura è il sacerdote. Il cardine della Chiesa, l’uo­mo che attraverso la sua faccia la ren­de visibile e presente in ogni parroc­chia di paese, prossimo a tutti, nemi­co a nessuno. Ma i preti non godono oggi di una buona ‘immagine’. Quan­do se ne parla, è facilmente per rac­contarne colpe presunte, oppure ve­re, ma con un accanimento strano, co­me godendo dello scandalo dato da chi ‘predica bene’. E quasi mai di­cendo di quanto questi uomini dan­no ogni giorno, di bene e di coraggio. Quasi un’intolleranza maturata verso una figura non compatibile con gli im­perativi dominanti: successo, indivi­dualismo, istintività.
  È in questo contesto che nasce, da un laico come Vittorino Andreoli, l’e­splorazione della figura del sacerdote che inizia oggi su Avvenire. Laica cu­riosità di indagare senza pregiudizi su chi è oggi il prete, e cosa opera, e qua­le funzione assolve nel suo stare in mezzo alla gente, presente per chiun­que lo cerchi. ‘Laica’ come contrario di ideologica, della ‘verità’ di chi a priori sa già tutto; e, anzi, curiosità e­splorante nella forma di un dialogo, che sollecita i sacerdoti a intervenire. Sarà un bel viaggio. Dentro a un mon­do che pare, dice Andreoli, voler di­sfare le radici su cui è cresciuto, bello andare a chiedersi, di questi oscuri te­stimoni di altro da ciò che oggi è det­to desiderabile o obbligatorio: e voi, chi siete? E cosa dite agli uomini?
  Viaggio al centro di una affascinante contraddizione. Perché, anche nel breve dialogo con un giovane prete o con un vecchio parroco di montagna, la contraddizione con il
Sollenmora­le del nostro tempo salta agli occhi. Il prete è uno che al successo, alla riu­scita, a un appagamento affettivo pre­ferisce altro. Che sceglie di mettersi totalmente al servizio di Cristo, e quin­di degli altri. Come indicando che c’è qualcosa di più grande di tutti i nostri comuni e pure giusti obiettivi. (‘Io, vo­levo tutto’, ci ha detto pacatamente un giovane missionario in partenza per un paese lontano).
  Già una domanda così grande, in tem­pi di modesti desideri, spaventa. E poi, la rinuncia alla sessualità, così scan­dalosa in tempi in cui il possesso fisi­co si pone come l’orizzonte di ogni rapporto, e verginità è parola consi­derata ridicola. E, ancora, quell’altra parola, ‘vocazione’, al centro della vi­ta – vocazione, a intendere che qual­cuno ti chiama, e che ha un disegno su di te: lo scandalo della domanda di Dio sulla tua vita.
  Eppure, in mille storie di cui i giorna­li non parleranno mai, quanti uomini affaticati e contenti, uomini cui la gen­te vuole bene e è grata. Grata perché ci sono, pur comprendendo magari solo confusamente la ragione di quel­la apparente solitudine, di quel resta­re fedeli a parole antiche che oggi in pochi amano ascoltare. Grati del tem­po dato a figli cui i genitori faticano a parlare; di una parola di misericordia, in un mondo in cui ci si giudica e non ci si perdona. Di una speranza più grande delle ansie quotidiane. Come quel vecchio sacerdote ottantenne in un paese di montagna fuori dal mon­do, che ci disse: «Sa, se fossi chiama­to questa notte, non ho paura, io so­no contento». E che guardammo con silenziosa meraviglia. Quello star drit­ti, lieti davanti a ciò che a quasi tutti fa paura – certi di un altro destino. Strani uomini, ci siamo detti quel gior­no e molte volte ancora. Strani uomi­ni, in mezzo a noi testimoni.
 

STRANI UOMINI IN MEZZO A NOI…ultima modifica: 2008-02-13T23:25:17+01:00da ritina5
Reposta per primo quest’articolo