IL SALUTO

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IL PAPA A PARIGI E LOURDES
 IN UN CERTO SENSO IL VIAGGIO PIU’ CONGENIALE
 DAVIDE RONDONI

I
l Papa domani va a Parigi. E sarebbe già una grande notizia, anzi è ­ una grande notizia. Perché Parigi­ è Parigi e il Papa è ­il Papa. E nulla si può comprendere della storia del mondo – della società, dell’arte, della civiltà – senza Parigi. E nulla senza il Papa. Ma, se si può dire, in questo caso­ una supernotizia. Un superincontro. Non so come scrivere: ma questi saranno giorni storici. Sarebbe un segno di grave ottusità trattarlo come un solito viaggio papale – a parte il fatto, che tali viaggi sono ‘soliti’ solo per gli osservatori superficiali, dato che per chi vi partecipa davvero ciascuno di essi è ­speciale.
  Quel che inizia domani­ realmente un evento speciale: perch­è “questa” Parigi, e”questo” Papa.­ la Parigi che ha sperimentato prima di altri, nei recenti anni dei disordini nelle banlieues e nelle polemiche sui segni religiosi, il fallimento di superficiali ipotesi di convivenza cosiddette ‘multiculturali’, garantite da relativismo storico e ideale.­ la Parigi che sta ricordando i quarantenni delle manifestazioni del ’68 e delle crisi che ne seguirono e che scossero le ideologie dominanti. ­ la Francia dove, come ha documentato questo giornale, c’una significativa riscoperta della fede cristiana da parte di intellettuali di primo piano. Ed è la Francia che sta provando a elaborare con una ricerca inquieta ma fertile un volto e un contenuto nuovi alla parola ‘ laicità’, termine che ­sempre stato caro e difeso, come se fosse il figlio prediletto della Dea Ragione, anche quando sembrava ridursi a nome di un fantoccio, a eufemismo per coprire un odio anticristiano, o a mascherare una fredda volontà di dominio insofferente di ogni disturbo.
 Questa Parigi da tanto tempo città dell’amore e della bellezza, cantati da poeti antichissimi e recenti. La città del grande Baudelaire che accusava i pensatori illuministi di chiamare ‘progresso’ il loro tentativo di eliminare Dio e il problema del peccato e della salvezza. La città del personalismo di Mounier, della passione di Péguy, dell’inquieta certezza di Bernanos e Mauriac, del nitore amoroso di Claudel. Le viene incontro il Papa che ha conoscenza e rispetto per la ragione. E che non la oppone alla fede. Il Papa che non scambia la tensione alla fraternità – parola cristiana resa francesissima – con un astratto e inefficace insalatone sentimentale che uccide ogni sapore e non impegna nessuno alla serietà, facilitando dunque derive e disordine.
  Arriva questo Papa, che dell’amore e della bellezza di cui la vita e la storia si arricchiscono nell’incontro con Cristo parla a tutti, in libri ed encicliche colte, e in chiacchiere improvvisate. In questa Parigi che si trova ancora una volta al crocevia della storia e delle sue tensioni più urgenti, arriva il Papa che chiede agli Stati di rispettare il fondamento di ogni laicità, pena lo scadere in violenti, ipocriti e sottili totalitarismi: ovvero rispetto della vita, e favorire le condizioni più naturali per la vita. E che chiede siano rispettate, laicamente, le vere libertà, che non sono una somma di azioni giustificate dall’arbitrio individualistico, ma le espressioni della intera personalità: la libertà di espressione, di far figli e di educarli, di religione, e di intrapresa sociale ed economica.
  Il Papa incontrerà la Francia e la Francia incontrerà il Papa. Sarà un incontro di autorità. Ma sarà soprattutto un incontro di popolo, a Parigi e in quel luogo di grande fede popolare che è ­Lourdes. Uno di quei luoghi cristiani dove la fede di tanti chiede il miracolo. Che è ­anche uno di quei luoghi cristiani da cui tutti, se hanno gli occhi laicamente aperti, ricevono uno choc di umanità di speranza.

Da Avvenire

IL SALUTOultima modifica: 2008-09-12T00:40:26+02:00da ritina5
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